Recensione su Szürkület

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4 Giugno 2013

Una perla, un rudere oscuro accompagnato da una colonna sonora che ti entra dentro andando a formare un tutt’uno con immagini di rara bellezza. Che siano spazi aperti o quelli chiusi di sporche e aride stanze poco importa, basta quel motivo musicale (quasi horror/dark ambient, e quella parte vocale sembra quasi evocare lo spettro della bambina ritrovata) e il vagare ossessivo fra cielo plumbeo, alberi spogli e stradine diroccate del protagonista per saziare le più tristi e malinconiche sensazioni che prontamente vengono risvegliate. Alla fine sono quasi arrivato alla conclusione che i dialoghi siano tutti “evitabili” tolto quello con l’inquietante professore, tanto è chiara e superiore la potenza di certe parti.

“Szürkület” è pieno di immagini che ti si incollano dentro a partire dalla prima scena in macchina e la successiva salita nel bosco, da li in poi ci sarà soltanto l’imbarazzo della scelta.

6 commenti

  1. yorick / 4 Giugno 2013

    Orpo, l’abbiamo visto in contemporanea!

  2. Two Winters Only / 4 Giugno 2013

    Cribbio stavo per scrivere lo stesso. L’avrò finito di vedere nemmeno mezz’ora fa. Miracoli della rete =P

  3. yorick / 4 Giugno 2013

    Anch’io!

    Comunque, il dialogo col professore non ti ha ricordato quello in “L’uomo di Londra” tra il protagonista e il vecchio che chiede di dargli la valigetta? O.o

    • Two Winters Only / 4 Giugno 2013

      Eh, quello lo devo ancora vedere, avrò l’effetto contrario nel caso. Non posso giocarmi gli assi tutti assieme, sono ancora sconvolto dalla visione di “Kárhozat” da non trovare le parole.

      • yorick / 4 Giugno 2013

        Eh, capolavoro assoluto Kárhozat, c’hai ragione. Béla Tarr è il regista definitivo. Comunque è stata una manna aver trovato questo Szürkület, anche perché tra le altre cose mi inquadra molto meglio la poetica e l’estetica di Tarr.

  4. Two Winters Only / 4 Giugno 2013

    Pura santa manna! Il lato positivo di internet e di chi si sbatte per tradurre certi film per poche anime. Ora abbisogna trovare anche l’altro di György Fehér.

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