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Come pietra paziente

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8 Aprile 2013 in Come pietra paziente

Una donna costretta dalla guerra a vigilare il marito colpito da una pallottola e in stato vegetativo si rende conto che lui potrà finalmente “ascoltarla” e riesce a confidarsi con lui, rivelandogli tanti segreti.
Forse il messaggio del film è molto più importante del film stesso che nonostante sia tratto da un romanzo sembra un testo teatrale.
Nel secondo tempo infatti lo spettatore potrebbe anche stancarsi di continuare a sentire le confidenze e preferirebbe magari una ricostruzione tipo flash back.

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6 Aprile 2013 in Come pietra paziente

costumi bellissimi

4 Aprile 2013 in Come pietra paziente

Bello, poetico e molto intenso.

P.S. Tragicamente vero sulla condizione della donna….agghiacciante.

2 Aprile 2013 in Come pietra paziente

“Chi non sa fare l’amore, fa la guerra”
Una giovane donna accudisce il marito colpito da una pallottola al collo e, vista la sua totale immobilità si confesserà fino a raccontare tutte le sue paure ma anche tutti i suoi più profondi segreti.
Molto intimo e profondo.
Ancora lascia senza parole il ruolo che la donna in quei paesi ha. E’ veramente scandaloso e ancor di più viene messo in luce la totale pochezza degli uomini, i loro unici pensieri che a volte sono imbarazzanti (vedansi la Quaglia…).
Ma veramente molto bello. La fotografia e poi lei, Golshifteh Farahani, merita sia per bellezza che per interpretazione.
Ad maiora!

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Interessante, però… / 31 Marzo 2013 in Come pietra paziente

Fin dalle prime battute ho avuto la sensazione che la sceneggiatura non avesse risolto bene il materiale offerto dal libro, in termini proprio di “escamotage” e soluzioni narrative che chiedono elaborazioni ad hoc tra testo scritto e testo filmico. Quanto ho letto riguardo al romanzo (che spero di procurarmi presto) e le affermazioni di Rahimi stesso sembrano purtroppo confermare tale sensazione.

Tuttavia, il film nel complesso mi è piaciuto, pur non essendo eccezionale. La fotografia è spesso molto ben risolta, bello anche l’uso dei colori e il contrasto eleganza/fatiscenza; la (non) trama ha un suo “perché”, sebbene l’impressione generale sia più quella di una “pièce” teatrale che di un “mov(i)e”… alias, ben poco movimento, ma molti riusciti quadri di messa in scena. La regia mi ha convinto, e l’ho trovata adatta a sostenere il tipo di narrazione. Il tema è fondamentale anche se non emerge dal film un particolare intento critico rispetto ai valori e costumi della cultura islamica sopratutto nei confronti delle donne. Sospetto qualche sbavatura da “stereotipo” in un paio di passaggi, ma come dicevo, penso sia dovuta alla resa non ottimale della sceneggiatura.

Golshifteh Farahani è entusiasmantemente bella e regge benissimo la parte, anche grazie alle “coccole” che la macchina da presa le riserva, ma meritevolmente, sia sul piano attoriale che rispetto allo scopo del film, notevoli le bambine (intendo, l’uso registico e la resa di questo “elemento” nell’economia generale della narrazione e del parco personaggi) più stucchevoli le parti dedicate alla “zia”, ma, vedi sopra le perplessità di sceneggiatura, che rimane la parte più “manchevole”.

Avrei voluto vederlo in lingua originale, perché sono convinta che la sonorità del persiano avrebbe contribuito positivamente alla godibilità sensoriale del film, tuttavia va detto che il romanzo da cui è tratto è stato scritto da Rahimi direttamente in francese, quindi…

Nell’insieme, non male, vale vederlo, sopratutto per chi ama esplorare cinematografie non occidentali e meno diffuse.

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