Recensione su L'uomo d'acciaio

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Jesus Christ Superman / 14 Marzo 2021 in L'uomo d'acciaio

Fanno sempre un po’ tenerezza i film americani quando, come nel caso di Man of Steel, ti sbattono in faccia la loro allegoria con tutta la forza possibile. Come se Hollywood non si fosse accorta di una cosa che certo cinema europeo (ma anche asiatico) sa da sempre: il pubblico gode di più quando pensa di esserci arrivato da solo a una certa conclusione, a comprendere il sottotesto del film. Dobbiamo credere di non essere stati portati per mano dal regista, per godere appieno delle scoperte che facciamo (ovviamente non è mai così, ma il bravo regista è quello che te lo fa credere).
Così, tutta l’allegoria cristologica di Kal-el perde la sua potenziale forza già dopo il terzo ammiccamento (sì, dice davvero di avere 33 anni).
Non è Accattone, ecco.

Detto questo, non ci si può lamentare poi così tanto di questo film. Si lascia guardare e, cosa rara per il suo genere, nella maggior parte dei casi, cerca di creare immagini forti e iconiche, e non lavora solo di sceneggiatura. Anzi, probabilmente avviene l’esatto contrario.

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