17 Recensioni su

Suburra

/ 20157.3307 voti

Gomorra alla romana / 9 Settembre 2017 in Suburra

Sollima descrive una Roma “pirandelliana”, fatta di tanti personaggi e pochi individui.
L’autore romano vuole mostrare la realtà delle istituzioni, sempre più vacue, in contrasto con l’apparente sacralità di quest’ultime, il tutto scoperto (un po’ come il velo di Maya di Schopenhauer) dall’apatia emotiva del presente.
Tutti sperano in un futuro migliore, dimenticando le nefandezze dell’oggi.
L’utopica purezza dei ruoli sociali, “manifesta” da un presente-assente, è vista dal regista di Gomorra come una “gabbia” dal quale, in un modo o nell’altro, ogni personaggio tenta di fuggire (mediante plurime personalità, Malgradi, oppure abbandonando il suo ruolo sociale, il Papa).
E’ quindi la mancanza di sentimenti il più grande dramma del nostro mondo?
La cinicità che caratterizza tutto il film, non risparmiando nessuno da giudizi negativi seppur necessari, tuttavia viene persa azzardando una fine audace, “la riscossa degli oppressi”, che distrugge quanto di buono fatto prima. Peccato.

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Apocalisse Italiana / 20 Luglio 2017 in Suburra

Sbornia audiovisiva, formalismo avvolgente in tonalità synth a sviscerare emotività e affondare le radici nel genere senza autocompiacimento (capito Sorrentino?) tra Inarritu e Scorsese, seppur andando a parare sempre nei nostri soliti panni sporchi.

Roma o Gotham? / 14 Settembre 2016 in Suburra

L’atmosfera cupa e triste, le nefandezze dei personaggi penetrati da dubbi etici e da scelte immorali rendono la nostra Capitale più simile a Gotham che alla città Eterna. A differenza di Gotham però, in questa città manca un supereroe capace di togliere le castagne dal fuoco e di pulire tutto il marcio che c’è nella città. Tutto ciò che si evince è corruzione, scelleratezza, criminalità, immoralità, ipocrisia; nulla è salvabile, nessun aspetto positivo.
Ogni personaggio aggiunge qualcosa per dare vita alla città che diventa piano piano quasi la protagonista del film, insieme alla pioggia che si abbatte forte sulle sequenze del film.
Purtroppo un inizio un po confusionario e un finale forse troppo banale, dove non c’è nessun riscatto ne tanto meno una condanna, non consentono a questo film di raggiungere l’eccellenza, nonostante una perfetta caratterizzazione dei personaggi (tutti ben interpretati) e una regia impeccabile dell’ormai affermato Sollima.

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Quanto sei bella Roma quando piove… / 19 Maggio 2016 in Suburra

Un altro ottimo esempio di rinascita del cinema italiano attraverso il genere, in questo caso il crime, che ha fatto proprie le lezioni americane senza sconfessare del tutto il filone poliziottesco anni ’70. Quello che un po’ appesantisce i film di Sollima è questa persistente sonorità d’atmosfera underground, forse troppo ricercata e carica, specialmente quando condisce certe pose statiche abbastanza superflue dei pur bravi attori, vedasi Borghi e la Scarano alla ricerca dell’inquadratura ad effetto tra vetrate, pioggia e mare. Ma al di là di questa (tutto sommato legittima) sperimentazione estetica, che regala l’indubbio fascino sporco di una Roma allagata dove riaffiora tutto il marcio, resta molto valida la sceneggiatura incastrata intelligentemente nei giorni precedenti l’apocalisse politica del 2011 (o la Liberazione, a seconda dei punti di vista…) e la costruzione di alcune sequenze dinamiche come l’agguato al centro commerciale.

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. / 4 Aprile 2016 in Suburra

6 stiracchiato!
Già visto e rivisto!

Povera Roma mia… / 14 Dicembre 2015 in Suburra

Nuovo capito della nostra amata Roma, la città eterna ma all’interno piena di marciume.
Dopo Romanzo Criminale e La Grande Bellezza qui vediamo la mafia capitolina e i giri all’interno della stessa.
Purtroppo ogni volte si spera che sia solo finzione ma purtroppo così non è.
Un altro spaccato di una triste realtà. Il film è molto intenso e drammaticamente bello. Recitato con effetto.
Da vedere per sapere.
Anche se consiglio di più LA GRANDE BELLEZZA.
Ad maiora!

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Mignottecoca / 5 Dicembre 2015 in Suburra

ATTENZIONE su indicazione dell'autore, la recensione potrebbe contenere anticipazioni della trama

The hole, era The hole, credo. Il film asian dove ho visto piovere più o meno tanto quanto :/ quasi sempre, Roma come Taiwan → governo ladro, il Papa cattivo si lecca i canini, un Parlamento azzuffone si azzuffa, un parlamentare esce, molla due dichiarazioni, e va a coca e mignotte tutta la notte. Ah, questa è vita. Parte un domino di casini che coinvolge il parlamentare-Favino e svariati capi/capetti della malavita, tra cui Numero 8 (again Alessandro Borghi, lo stesso di Non essere cattivo, a me ogni volta sembra una persona diversa), un capozingaro bifido con la lingua da serpe e Amendola, che tutti si sono stupiti sappia recitare ma dai, ha la parte da boss figo che tutto muovecomanda. La guerra tra bande abbraccia poi una gnocca e Elio Germano pierre-taaac, accessoriato di villa zarrerrima per le feste. Il ritmo degli incontri/scontri è serrato abbastanza da agevolmente saltare qualche vuoto di sceneggiatura, grazie a un intreccio di confronti tra personaggi che compongono un puzzle di potere e debolezze e a una regia enfatica e convinta. Sollima svalvola di brutto per gli M83 e sottolinea con mille pezzi loro i momenti più drammatici, spesso dopo le viuuulenzz deflagrate. Alla fine avevo una gran voglia di sparare a un corrotto O_O Capisco benissimo come un film del genere possa non piacere, il rischio grillismo è dietro l’angolo e può essere recepito assai diversamente a seconda della di ognuno sensibilità; le tinte sono fosche, tutti sono marci e cattivi ma almeno i criminali non ipocriti e laidi come i politici; non c’è nessuno, se non sullo sfondo, di neanche lontanamente normale o che non consideri il crimine la quotidianità. Colpevoli e sangue, da levare e lavare con piogge abbondanti, che aprono e chiudono come liturgie cattoliche di inizio e fine vita e poi ciclo e re-inzio. Amendola, il più badass di tutti, che si sbatte qua e là e sembra il più ragionevole del lotto. Ma è inutlile, perché a pettinare e far esplodere i nodi le questioni saranno i cani pazzi, tendenzialmente vittime mutate in carnefici e le cui colpe si annullano nel male subito e nell’inizio di una nuova giornata sull’eterna e per nulla eterea città.

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Suburra / 11 Novembre 2015 in Suburra

Suburra.
Tensione nel cinema che in Italia non c’è più.

La recensione potrebbe aprirsi e chiudersi con un bel grazie o magari con un applauso. Lo dico da fan del cinema di genere, lo dico da fan di Sollima (padre), lo dico da ammiratore di chi nel 2015 ha ancora la voglia di fare questo tipo di cinema.
Perché, badate bene, di Sollima in Italia ce ne sono pochi e forse ne servirebbero una manciata di più. Ma andiamo con ordiene, partiamo dalla domanda da un milione di lire Giamaicane: “Chi è Stefano Sollima?”.

Stefano Sollima è il figlio di Sergio, avete presente Sergio Sollima, no? Corri uomo Corri, La resa dei conti.. ma vi manca seriamente l’abc? Il piccolo Stefano comunque è uno che è cresciuto a pane e film di genere, non ha mai frequentato corsi di cinema né scuole (grazie al ca**o dico io con un padre che fa di nome Sergio Sollima sono buono pure io) e quindi nulla, si forma prima frequentando i set paterni e poi con i documentari sulle zone dove c’è la guerra. Si ok, c’è tutta la gavetta con porcherie televisive tipo Un posto al sole e cinematografiche come ACAB (si, Acab è una porcheria. Una porcheria pure se è girata bene è sempre una porcheria) ma almeno per il sottoscritto Sollima è uno con le palle cubiche e dopo anni di frequentazione nelle due palestre chiamate Romanzo Criminale e Gomorra riesce a dirigere un’opera che è semplicemente un panzer. Suburra è un campo di battaglia: è un film di morte e di amore; di sudore e coltelli; di sangue e sperma; di cocaina ed escort minorenni. Dicevo, Stefano Sollima, signore e signori miei, è uno con le palle cubiche. Come lo chiamate uno che vi fa un film di genere in un Paese in cui il cinema di genere non se ne fa da ..fatemi fare due conti, togliendo i Manetti, moltiplicando x2 e dividendo per L’odore della notte.. almeno 25 anni pieni?

Senza presunzioni, con la naturalezza e la forza di chi ama il cinema di genere, Sollima dirige un film impeccabile, ottimo anche e soprattutto grazie all’aiuto della fotografia che esalta le atmosfere da noir metropolitano. Uso il termine noir metropolitano (guai a dire che questo è un western, questo film puzza di noir e la puzza si sente da dove vivo io in provincia di Rieti) perché la metropoli qui non è soltanto sfondo ma diventa vera protagonista della storia, così come la violenza, la criminalità e il degrado ambientale e morale. La fotografia, le sequenze dedicate alla Roma notturna, una Roma dark, corrotta all’inverosimile, una Roma piovosa e poi c’è la pioggia signori miei, la pioggia che diventa uno stato d’animo. Ma no, che dico uno stato d’animo.. la pioggia È lo stato d’animo del film. Tutto inizia con la pioggia e tutto finisce con la pioggia. In una delle scene iniziali l’acqua esce dai tombini. Un presagio, si sta suggerendo che qualcosa sta venendo a galla.

Ambientato nel Novembre 2011, il film racconta sette giorni di vita criminale a Roma e descrive le vicende intorno al progetto «Waterfront» ovvero la trasformazione del litorale di Ostia in una specie di Las Vegas: l’affare vede coinvolti parlamentari e i criminali della piccola e grande malavita romana. Alla storia principale, la storia di Samurai (un Carminati rivisitato da un ENORME Claudio Amendola. ENORME) della coppia criminale composta da Numero 8 (Alessandro Borghi, a sinistra nella foto) della sua fidanzata Viola (Greta Scarano), del politico di destra interpratato da Pierfrancesco Favino (straordinario nella parte del politico credibile di fronte alle telecamere ed allo stesso tempo figura collusa, ma anche padre, marito e puttaniere), del Pr interpretato da Elio Germano, si affiancano le storie di altri piccoli grandi personaggi: gli zingari Casamonica; l’escort interpretata da Giulia Elettra Gorietti (che si era già incontrata con Amendola sul set di Caterina va in città, altro film con un Amendola validissimo); il capofamiglia dei Casamonica e via dicendo. Personalmente l’unica cosa poco chiara è quanto il Vaticano c’entri nella storia e quanto la crisi del potere/la crisi di coscienza di Papa Ratzinger c’entri con lo sviluppo della storia. Ma in fondo sono tre minuti di film e probabilmente per capire questo punto dovrei leggere il libro di De Cataldo. De Cataldo tra l’altro firma la sceneggiatura assieme a Rulli e Petraglia e Bonini. Tornando al film, Suburra ha tutto quello che serve per diventare uno dei migliori film italiani di quest’anno (se non della decade ma ci andrei piano perché potrebbe essere il mio entusiasmo a parlare): c’è una sparatoria in un supermercato (a livello narrativo dovrebbe svolgersi ad Ostia o zone limitrofe visto che il territorio di Numero 8 è quello ma Sollima la gira a Porta di Roma), sparatoria fantastica in mezzo a zucche e mamme che vengono colpite come il miglior cinema reazionario vuole. Abbiamo le esplosioni, palazzi incendiati, fregna, Favino nudo, inseguimenti con il suv, fregna, zingari uccisi, Favino nudo, esplosioni, zingari accoltellati, Amendola in versione gangster che mette i brividi.
E poi c’è l’eroina, la fregna e Favino nudo (va bè, si vede una mezza chiappa).

Ma la cosa che più mi ha sorpeso è stato il ruolo di Amendola. Chiunque ho sentito ha detto che Amendola fa lo stereotipo del gangster. Claudio/Carminati/Samurai fa la sua comparsa sotto la pioggia, entra in un Casinò e saluta un vecchio “camerata”, un suo vecchio collega dei Nar che lo minaccia di dire tutto quello che sa del suo conto. Amendola è calmo, lucido, combattivo. È un samurai, è freddo ed impassibile. Dopo neanche due minuti il vecchio “amico” viene investito da una macchina, il cadavere neanche fosse una pallina da ping pong va contro una macchina che veniva dal verso opposto. Incidente stradale, i tg in tv neanche ne parlano.
Ed è questo l’altro punto a favore del film, tutti gli omicidi che avvengono vengono presi come episodi separati, casi minori che non hanno nulla a che vedere con la malavita. E torno ad Amendola, il motore primo dell’opera, è Samurai infatti l’uomo che sta dietro a questa situazione. È lui che si occupa dell'”ordine” a Roma. È Samurai (il rappresentante della Camorra, de Cosa Nostra, della Sacra Corona Unita e via dicendo) che si occupa del lato economico del Waterfront. Claudie’ ti perdono quella porecheria poraccista dei Cesaroni dopo questo ruolo, giuro.

In soldoni, Suburra è il film da vedere. È un’opera in cui tutti i personaggi sono caratterizzati, in cui non c’è un personaggio positivo anche se nel finale abbiamo il riscatto di due personaggi che si trasformano così in degli “antieroi”. E forse è questo il limite di Suburra, non esistono personaggi positivi, ma calcolando che l’obiettivo era quello di raccontare la malavita romana, la scelta di non mettere personaggi positivi ci sta a pennello. Girato in una Roma spaccata in due: da un lato quella borghese, come direbbe il fu Remo Remotti; dall’altro la Roma de borgata dura e pura; Suburra è il film che racconta in modo veritiero la criminalità romana, un’opera di sano intrattenimento in cui non si fa il tifo per nessuno. Guardiamo il film e pensiamo a quanto marcio c’è. Il film italiano che serviva al cinema italiano.. e alle serie tv, visto che nel 2017 uscirà la serie tv di Suburra, prima su Netflix e poi sulla Rai. La collaborazione è un esempio della nuova strategia che si stanno intraprendendo per essere competitivi sia in Italia sia all’estero. Se guardiamo il panorama delle serie tv italiane ci rendiamo conto da subito quanto siamo indietro rispetto ai prodotti anglo-americani. Certo il budget è determinante quando parliamo della riuscita di un prodotto, ma a me vengono i brividi al solo pensiero che un Don Matteo sia la serie tv più seguita nel nostro paese.. con tutto il rispetto per il buon Terence Hill.

DonMax

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SUBURRA / 2 Novembre 2015 in Suburra

Ok, sabato di Halloween(che poi non si capisce perché lo festeggiamo anche in Italia), che fai ti travesti…vai in giro a suonare campanelli a vedere quante caramelle ti tirano, nahhhh…allora vai al cinema, in provincia, tranquillo, parcheggio comodo e con tutto il scetticismo sul film SUBURRA.
Si perché io sono scettico sui film italiani(quelli degli ultimi 40 anni), invece in SUBURRA qualcosa di buono ho visto. Nel senso estetico, ho apprezzato l’idea di una Roma dark, gotica e una fotografia a luce di candela. Questo funziona, anche la storia in se funziona, ma è chiara subito, dai personaggi non puoi aspettarti altro e sai già dove andrà a parare.
Sarà che sono disincantato, ma va bene, si guarda con piacere e con un sottile fastidio perché sai che questa storia tende alla realtà, troppo.
Bravi anche gli attori, un Amendola per una volta tanto è anche credibile. Alessandro Borghi fa un ruolo che a quanto pare gli è congeniale(farà altro???). Invece devo dire che Elio Germano è il meglio, sia come personaggio che come interpretazione, l’unico che non ti aspetti, un guizzo, una vera violenza, un cambio di direzione, un acuto nel film. E la pioggia scorre…i titoli di coda la gente che ti si alza davanti e fuori i ragazzetti che sparano i botti, non è capodanno è Halloween!!!!

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25 Ottobre 2015 in Suburra

6+ / 25 Ottobre 2015 in Suburra

Più che sufficiente, ma non mi spingo oltre, per questo titolo per cui nutrivo grandi speranze.
La regia è di un livello altissimo, un livello che in Italia non si vede altrove, almeno non in quel cinema che ci propinano in sala atto alla distrazione e all’annebbiamento delle menti per mezzo di risate, tette e culi. Una storia di Governo, un intreccio tra politica, religione e bande criminali, raccontato alla maniera di Sollima che però mi lascia con l’amaro in bocca poiché ogni personaggio sembra un po’ lasciato a se stesso, come se ci volesse il format della serie tv per poterlo sviluppare al meglio, insieme all’intera trama del film.
Good news! La serie tv si farà, e dunque non mi tirerò indietro dal vederla e a ricredermi sul giudizio generale.
Nota positiva (tra le altre): ogni protagonista ci mostra la parte debole dell’animo umano, la parte corruttibile, la parte vittima della paura e del giudizio degli altri. E’ la parte che ci spinge a fare le cose peggiori.

Consigliato a: Chiunque ritenga piacevoli serie come Romanzo Criminale o Gomorra, se vi piace Sollima del resto sarà per questo o per altre cose simili.

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L’epica didascalica di Sollima / 23 Ottobre 2015 in Suburra

ATTENZIONE su indicazione dell'autore, la recensione potrebbe contenere anticipazioni della trama

Eccellente confezione, con un cast particolarmente ispirato (a parer mio, Amendola offre qui una delle migliori interpretazioni della sua carriera).

Purtroppo, per i miei gusti, temo che il film di Sollima pecchi eccessivamente di un elemento a me non particolarmente gradito. Tagliamo la testa al toro: nella sua epica ridondante (ma a suo modo incisiva), Suburra è un film terribilmente didascalico.
Si basa su stereotipi modellati con l’accetta e nulla Sollima fa per instillare il minimo dubbio nella platea: perfino i vari doppiogiochisti di turno sono prevedibili nel loro polimorfismo d’interesse e non vi è alcuna possibilità di provare nessuna forma di empatia nei loro confronti, non solo per il fatto che si tratta di personaggi totalmente negativi e discutibili. Sono semplicemente privi di fascino.
Il politico vizioso che rimbocca le coperte al figlio, dopo una notte di eccessi irrazionali, è la summa di questa linearità narrativa che, a parer mio, penalizza assai una materia molto più ricca, dando troppo di gomito allo spettatore affinché provi semplicemente fastidio per le cose a cui sta assistendo.

Chiaramente, quello di Sollima non è un film d’inchiesta, pur raccontando, romanzandola (non solo per via della matrice letteraria), una realtà (anzi, un recente passato) quantomai familiare.
Piuttosto, si tratta di una versione aggiornata e tendenzialmente più autorevole del poliziottesco d’epoca, non foss’altro che per il richiamo a precisi momenti cardine della storia italiana recente: il tono ridondante del film, sottolineato da un gusto per l’eccesso controllato che ben si esplica negli atteggiamenti rocciosi dei personaggi, nella vendetta finale “dal basso” e nella pioggia torrenziale che sferza Roma nei momenti-chiave della pellicola, rende quasi fumettistica la resa finale del racconto, con una ridondanza quasi milleriana.
Anche per questo, oltre che per la sua qualità tecnica, Suburra è sicuramente un prodotto cinematografico italiano di estrema qualità, una mosca bianca nel panorama attuale nostrano che, ovviamente (e giustamente), approfitta del clima del momento.

Alla luce della seconda prova di Sollima al lungometraggio, comunque, ritengo che il regista romano si esprima meglio sulla lunga distanza, come dimostrano le eccellenti serie tv già dirette (Romanzo criminale e Gomorra), poiché -nonostante il considerevole minutaggio del film- il tempo a disposizione non sembra bastargli per poter definire al meglio personaggi e situazioni. E la discesa finale a rotta di collo, in cui il regista ha compresso molte situazioni (la crisi di governo, per esempio, spunta all’improvviso e quella del papa, nella fretta, non acquisisce alcuno spessore, se non quello metaforico, comunque impalpabile, della fuga della Grazia divina dalla città) dimostra che la forma seriale gli è assai più congeniale, soprattutto per definire con pennellate azzeccate i chiaroscuri morali dei protagonisti.

Bella la fotografia del fido Paolo Carnera che supporta bene la deriva scientemente barocca di Sollima, sfruttando adeguatamente sia i toni pacchiani, porpora e dorati, di talune ambientazioni che quelli oscuri e lividi di altre.
Sonoro in presa diretta discutibile: complici anche gli accenti degli attori, in alcuni momenti diversi dialoghi (perlomeno in sala) risultano al limite dell’incomprensibilità.

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Il proseguo concettuale di Romanzo Criminale / 22 Ottobre 2015 in Suburra

Parto dal presupposto che il mio voto sarebbe un 7,5 però dal momento che apprezzo Sollima e il fatto che porti nel nostro Paese prodotti di qualità ho arrotondato a 8.

Iniziamo dal fatto che son partito prevenuto col “povero” Amendola non gli davo due lire ma mi ha completamente smentito in bene dimostrandosi non solo un grande attore ma anche realisticamente parlando perfetto nella parte,insomma il suo personaggio è il più riuscito e il più credibile chapeau.

La storia si colloca cronologicamente nei drammatici giorni dello spread alle stelle col rischio di default economico che portarono alla caduta del terzo governo Berlusconi nel novembre 2011 ,anche se la cosa non viene menzionata in maniera esplicita e ci mostra una Roma in mano ad una criminalità a tratti invisibile che gestisce i propri affari tramite gli appigli politicamente influenti in parlamento e nella chiesa.
I personaggi son tutti ben caratterizzati con grandi interpretazioni da parte del cast: Favino nel ruolo del politico corrotto di turno con la passione per le escort e la cocaina,Amendola nei panni di un boss silenzioso che lavora in cabina di regia e ha praticamente il controllo sulla città e Elio Germano che possiamo definire il “buono” della situazione ovvero colui che finisce dentro il casino senza volerlo.

La regia di Sollima è sempre di pregevole fattura così come la scelta della musica anche se come sempre ad un certo punto viene fuori una delle sue “pecche” a mio parere,quella di velocizzare un po’ troppo le cose a livello di trama.Lo stesso difetto lo trovai ad esempio anche in ACAB e soprattutto in Romanzo criminale 2 dove oggettivamente 10 puntate erano poche per chiudere bene il cerchio della storia dopo tutta la carne al fuoco che era stata messa.
Son stato comunque stra felice di aver speso i soldi al cinema per andare a vederlo perchè questo film merita di essere visto e spero che i risultati ai botteghini premino la qualità del prodotto.

Consigliatissimo.

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Ma la realtà supera ormai la finzione… / 20 Ottobre 2015 in Suburra

ATTENZIONE su indicazione dell'autore, la recensione potrebbe contenere anticipazioni della trama

Suburra è un film che già sapevo mi sarebbe piaciuto: perché gradisco molto Sollima e perché sono ben predisposta per la narrativa ben fatta di genere poliziesco, con rappresentazione realista della violenza, droghe, sesso, potere, criminalità…
Quindi Puzo, de Cataldo, Coppola, Friedkin, Cimino, Scorsese e la lista sarebbe troppo lunga…
E’ un film che va assolutamente visto, non è perfetto, sa troppo di fiction tv, ma la visione è comunque stimolante, fluida, cupa al punto giusto e con il bellissimo abbinamento dei brani del duo M83.
Numero 8 è stato il mio personaggio preferito e la recitazione di Alessandro Borghi è superba. L’unica cosa che non so, ma non ho letto il libro, è perché proprio questo soprannome Numero 8? Chissà qual è il significato?

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“Sono un senatore e me ne sbatto della magistratura!” / 19 Ottobre 2015 in Suburra

La frase non è proprio esattamente così, ma riassume perfettamente questo compendio di crudo realismo, corruzione, azione, gangtserismo. Un film italiano ben poco (in senso positivo), italiano, che riesce a non annoiare e risultare anzi molto artistico e pieno di colpi di scena. Amendola come controparte (almeno per me) di Gus Fring è praticamente perfetto! Voto: 9.

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Suburra, il lato oscuro di Roma / 17 Ottobre 2015 in Suburra

Sollima ritrae con abilità e coraggio una Roma assolutamente “sporca” e corrotta fino al midollo. E’ un ritratto in cui non risparmia praticamente nessuno: dai politici agli zingari, passando perfino per i cardinali. In questo lato oscuro di Roma, tutti sono dei partecipanti a questi spietati giochi di potere.
Non usa (e non prova nemmeno a farlo) filtri, il regista italiano, ben consapevole che quello che sta mostrando deve necessariamente scuotere lo spettatore, deve dargli un pugno allo stomaco. E sin dai primi minuti, la sensazione che si prova è infatti quella di un forte disagio.
Sollima non ricorre nemmeno all’empatia con i suoi personaggi, com’è giusto che sia. Proprio come ci aveva abituato in Gomorra, qui non ci sono eroi per cui provare affetti o simpatie. Ci sono solo uomini incastrati in intrecci spesso troppo grandi di loro e che non mostrano compassione di fronte a niente e nessuno per perseguire i loro scopi.
Con una mano consapevole dietro la telecamera, una sceneggiatura solidissima dal buon ritmo e un cast in stato di grazia, Sollima confeziona l’ennesima ottima prova del suo talento e la sua straordinaria bravura nel fornire un ritratto duro ma necessario della situazione del nostro paese.

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Dietro la maschera. / 15 Ottobre 2015 in Suburra

Dietro la maschera del buon politico che dice davanti le telecamere che questo paese non sta crollando, c’è un uomo che poche ore dopo va con prostitute minorenni e poi torna a casa dalla sua famiglia. Tutto normale, dietro la maschera. Il politico è interpretato da un bravissimo Pierfrancesco Favino e questi sono solo i primi minuti del film.
Ottimo prodotto italiano di Stefano Sollima questo “Suburra”: si intrecciano storie di corruzione e di vendetta tra politici, zingari, uomini della Chiesa e boss della malavita.
Quando lo vedi ti dà quasi fastidio, ti fa immergere nella storia, ti immedesimi con i personaggi.
Scene d’azione perfette, ottimi attori, da Elio Germano, dal già citato Favino, da un inaspettato boss Claudio Amendola.
Da tempo non si vedeva un film di questo calibro in Italia.

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