Recensione su Stuck

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Stroke / 18 Febbraio 2022 in Stuck

Attraverso un lungometraggio dall’intreccio semplice e concentrato drammaticamente in un paio di giorni, Gordon ci restituisce uno spaccato di “umanità”. E’ un’umanità sordida ed indifferente, che oscilla tra cinismo ed inebetimento. Scostandosi alquanto dall’episodio di cronaca su cui è modellata la storia, la pellicola più che sulle scelte iconico-strutturali, si impernia sulla caratterizzazione dei personaggi con il protagonista vittima di un destino avverso.

Desolante la visione che se ne ricava: homo homini lupus, soprattutto se di mezzo c’è la carriera o il denaro. Unica eccezione è il clochard con il carrello nella parte più bella del film, prima che il macabro prenda il sopravvento sull’elegia della solitudine e del fallimento esistenziale.

Postilla

Viviamo davvero nella peggiore delle epoche possibili. Penso anche – potrà sembrare irrilevante, ma non lo è – alla decadenza della comunicazione. Oggi essa è quasi del tutto vuota. Ad esempio, nell’ascoltare gli incompetenti interpellati nei programmi televisivi, ci accorgiamo che, nel rispondere ad una domanda, prima di esprimere un luogo comune, si perdono in espressioni superflue, come “assolutamente sì”, “personalmente credo”, “be’, diciamo che allora”, “bisogna premettere che”, “guardi le rispondo dicendo che, per quanto mi riguarda, appunto volevo dire”, “nel senso che”… Non replicano mai in modo diretto e preciso all’interlocutore: i loro discorsi sono pieni di orpelli, anzi di cascami. Le loro non sono neppure sterili divagazioni, bensì riempitivi lessicali, goffi intercalari, periodi smozzicati privi di senso, imbastiti in un Italiano, pieno di strafalcioni e forestierismi. Non è più Italiano, piuttosto un idioma ibrido inquinato da termini pseudo-inglesi pronunciati in modo improbabile. Almeno, se dopo tutte queste false partenze ed ambagi, esprimessero un concetto! Invece no: solo cliché, meri riporti del non pensiero unico.

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