30 Giugno 2013 in Strange Days

Con un titolo strappato ad una canzone dei Doors, James Cameron scrive il soggetto per il quinto film dell’ex moglie, un noir postmoderno sul filone cyberpunk di Blade Runner, capostipite del genere, ambientato in una Los Angeles dispotica e degradata, alle prese con l’arrivo del nuovo millennio.

Una pellicola ricca di azione e di morali che va ad analizzare il significato della vita reale e quella virtuale, in grande espansione nei primi anni ’90 con l’avvento delle prime console per videogame.

Kathryn Bigelow fa del suo film un racconto memorabile, ricco di personaggi contrapposti e fortemente caratterizzati.
Come Lenny, un inguaribile smidollato dall’abile parlantina che si atteggia da playboy (fallito) per la quale è impossibile non fare il tifo.
O Faith, interpretata da Juliette Lewis, sempre ottima nelle parti del puttanone lurido, squallida e stronza fino alla fine (vedi Natural Born Killers), che qui si cimenta anche come cantante.

Un pellicola che spesso sembra un lungo videoclip (fa molto Smack My Bitch Up dei Prodigy) con tanto di comparsata finale di Skin degli Skunk Anansie.

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