Stop the Pounding Heart: ed Eva si accorse della propria nudità / 10 Maggio 2015 in Stop the Pounding Heart

Curioso esperimento a cavallo tra la fiction e il documentario, in cui i confini dell’uno e dell’altro mezzo sono assolutamente impercettibili: questa mancanza di demarcazione destabilizza lo spettatore. Di ciò che gli viene mostrato, cosa egli può definire come “reale” e cosa come “drammaturgico”?
Leggenda vuole che Minervini abbia fornito al cast un canovaccio, lasciandogli assoluta libertà di espressione in merito.
Ed io, in quanto spettatrice media, per tutto il tempo del film, mi sono domandata quanto e come la protagonista, in particolare, abbia o meno seguito la traccia fornita, perché tutto ciò che si muove sullo schermo (e, soprattutto, al di sotto di esso) sembra assolutamente naturale, sincero, qualcosa che pare deformare la cosiddetta quarta parete.

Al di là dello stimolante problema realtà/costruzione dell’artefatto cinematografico posto da Minervini, ad un livello più “diretto” il film racconta una dimensione sociale precipua di una zona degli Stati Uniti che, agli occhi di un forestiero, è assolutamente fuori dal vivere comune, inserita in un contesto bucolico sognante, ma a suo modo disturbante: la famiglia protagonista vive secondo le regole di un fervente cattolicesimo, ma, al di là della scelta di vita e di dottrina adottata, ciò che colpisce nel modus vivendi dei suoi componenti è la convinzione che il passato sia meglio del presente e che il futuro sarà affrontabile in quanto pedissequa riproposizione di schemi assodati.

Il concetto di famiglia come sale della terra, la sottomissione della donna all’uomo, comunque tendenzialmente mite, l’assenza pressoché completa di tecnologia (anche quella medica), la mancanza di alternative ai ruoli societari consolidati (madre/padre, in definitiva) ha un che di ancestrale che suscita curiosità, una sottile forma di ammirazione, ma soprattutto di inquietudine.
Le riunioni tra sorelle in costumi medievaleggianti, la vestizione finale con un abito ottocentesco… Questa necessità costante di riecheggiare un momento storico decisamente lontano da quello attuale sembra imprigionare le ragazze non solo in un’epoca, ma in un ruolo ed in una forma mentis ideale, romantica, idilliaca, da cui parrebbe innaturale allontanarsi.
Quando la giovane Sara esprime la volontà di non sposarsi, suggerisce sostanzialmente due cose: il timore di non essere all’altezza di gestire una relazione con una persona esterna al suo circolo famigliare e il dubbio, prima latente ed ora palese, che possa esistere qualcos’altro, al di là della famiglia così come è stata concepita dai suoi genitori.
La rivelazione agli occhi e al cuore di Sara è sconcertante per lei e per lo spettatore ed ha, non è un caso, numerosi punti in comune con la scoperta di Adamo ed Eva della propria nudità (Genesi, 3,6-7: “Allora la donna vide che l’albero era buono da mangiare, gradito agli occhi e desiderabile per acquistare saggezza; prese del suo frutto e ne mangiò, poi ne diede anche al marito, che era con lei, e anch’egli ne mangiò. Allora si aprirono gli occhi di tutti e due e si accorsero di essere nudi (…) ).
Un velo si è squarciato ed, ora, il mondo le si mostra appieno nella sua complessità.

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