Recensione su Spring Breakers - Una vacanza da sballo

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22 Marzo 2013

Nuova incursione di Harmony Korine negli abissi della società americana. Efficace ritratto di una generazione allo sbando, senza ideali, interessi e senso del pudore.
Provocatorio in tutto e per tutto; dall’anacronismo nello sviluppo di alcune situazioni (la sequenza finale), al cast, fino alla colonna sonora. Il regista si conferma una voce originale ma indispensabile nel panorama del cinema americano indipendente.

3 commenti

  1. yorick / 22 Marzo 2013

    Scusa, ma dov’è che vedi “una generazione allo sbando, senza ideali, interessi e senso di pudore” nel film di Korine?

  2. fabri830 / 22 Marzo 2013

    nelle quattro protagoniste e nel mondo che frequentano durante il film

    • yorick / 23 Marzo 2013

      Mah, non mi pare. O meglio, non mi pare che il film descriva una generazione senza ideali: certo, non puoi fare lo spring break pensando di avere chissà quali discorsi edificanti sulla spiaggia a proposito di Bernini o di Levinas, ma non mi par proprio che questo sia motivo di credere che i tizi che facevano lo spring break non ne avessero, semplicemente non ne hanno dimostrati in quel momento là. Io ho visto una generazione parecchio positiva, in quel film – così positiva da non sentirmela propria. La ricerca della felicità delle ragazze, la presa di coscienza finale che il reale richiede realismo e non felicità (la telefonata alla madre), la figura del gangster (anch’essa positiva, secondo me, visto che alle ragazze non fa niente senza che loro non siano d’accordo) e, insomma, l’intero Bildungsroman… Poi, sai com’è, anche i quattro i hippy che si facevano le canne a Woodstock magari non avevano chissà quali ideali ma erano là solamente per ascoltare musica.

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