Recensione su 2022: i sopravvissuti

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5 Dicembre 2014

Soylent Green, in italiano 2022: i sopravvissuti, è un film di genere fantascientifico diretto da Richard Fleischer. Il titolo italiano lo trovo di maggior effetto, coglie appieno le emozioni che trasmette il film ambientato in un Medioevo degli anni a venire. Non aspettatevi scene d’azione, esplosioni e quant’altro, Soylent Green vi lascerà con un finale agrodolce, è un film che a tratti annichilisce e a tratti vi farà rabbrividire. Un futuro buio attende l’umanità, un’umanità che vive ricordando momenti migliori. Essa ha raggiunto i suoi limiti ma non se ne rende conto. Distopico, violento, spietato, il film è ambientato in un futuro prossimo: siamo nell’anno 2022, nella città di New York. La metropoli che non dorme mai è presa a modello, è la prova di come la crescita smodata della popolazione (nel film N.Y.C è abitata da quaranta milioni di persone), l’inquinamento, l’ industrializzazione strettamente collegata alla produzione di alimenti ed il consumo, l’esaurirsi delle risorse abbiano portato l’umanità al suo declino. L’umanità mostrata ha perso i connotati “umani”, è bestiale, è sudicia, è malfamata. Vediamo bambini ammassati sulle scale, locali sovrappopolati, sporcizia nelle strade, uomini disposti a tutto pur di racimolare quel poco che basta per sopravvivere. Disposti a tutto, perfino ad uccidere. Tecnicamente l’opera non presenta un gioco macchina virtuosissimo, l’aspetto tecnico passa in secondo piano, quello che interessa sono i contenuti. Immaginate di vivere in in un’ambiente torrido, le stagioni si sono ridotte ad una perenne estate con 32º all’ombra, in cui il consumismo ha contribuito alla fine della società come la conoscevamo, una società nella quale mancano la corrente elettrica ed i servizi più generici, governati dalla legge marziale, in cui non si è liberi nemmeno di scegliere cosa mangiare e quando mangiare (il cibo e l’acqua sono razionati). Immaginate di vivere quotidianamente in un inferno perché, in fondo, questo è Soylent Green… un mare intramontabile di me**a che ti viene addosso giorno dopo giorno, onda dopo onda. È ancora presente una divisione in classi, la gente più povera vive dentro automobili e chi non ha l’auto, dorme sulle scale dei palazzi oppure in Chiesa. I ricchi invece vivono in grandi appartamenti, con tanto di aria condizionata ed acqua corrente, un maggiordomo di palazzo e una giovane escort da compagnia. Si possono permettere una spesa di cibo normale (tonno in scatola o una fetta di manzo ndr), il resto della popolazione visti i prezzi inaccessibili delle cibarie normali, va avanti con il “Soylent Green” delle gallette contenenti proteine, carboidrati, zuccheri e quant’altro. In questo contesto va inserito il protagonista dell’opera, un poliziotto il cui compito è di indagare la morte di un politicante avvenuta in circostanze misteriose.

Tratto dal romanzo distopico di Harry Harrison, Largo! Largo! del 1966 e da una ricerca fatta su richiesta del Club di Roma a proposito i rapporti sui limiti dello sviluppo, Soylent Green ad oggi è uno dei migliori film fantascientifici che io abbia mai visto e le ragioni vanno ricercate nella natura del film: fondamentalmente Soylent Green nasce come film d’intrattenimento, mi immagino lo spettatore che andava in sala negli anni ’70, ma il messaggio di cui si fa portatore lo stravolge a tal punto da rendere il film un’opera rarissima. Cosa si nasconde dietro quel nutrimento verde ? Cosa cela l’industria che le produce ? Quanto è invischiato il governo ? Diretto da Richard Fleischer, sovversivo come pochi, il film, si muove su più generi: si passa dal film fantascientifico al giallo fino ad approdare al dramma interiore di un personaggio secondario. Soylent Green è una piccola perla da vedere, un film che ho trovato suggestivo e cupo, un’opera che vi consiglio e che molto probabilmente non vi deluderà.

DonMax

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