L’arcano dolore. / 9 Febbraio 2014 in Sotto la sabbia

ATTENZIONE su indicazione dell'autore, la recensione potrebbe contenere anticipazioni della trama

Una pellicola impeccabile (Ozon, poi, è sempre formalmente elegantissimo non ci piove), nitida, quasi chirurgica nel tratteggiare il disagio che segue alla mancata accettazione di una scomparsa.
In questo caso, l’assenza è “aggravata”, se possibile, dall’incertezza della dinamica che le ha dato origine.
La reazione della protagonista, perciò, è straziante: come una spiaggia battuta dal vento, dove la sabbia copre più o meno percettibilmente il profilo delle cose, rendendolo illeggibile o scoprendolo improvvisamente, così, a sprazzi, il dolore della protagonista emerge, si nasconde, si mostra ancora.

Il corpo della Rampling, quasi più del suo viso, tonico, elastico, vigoroso, implora la vicinanza dell’uomo amato.
Oltre alla cesura delle abitudini, oltre all’accettazione della solitudine “quotidiana” (la scena della colazione stringe il cuore), ella ha giustificabili pulsioni legate alla libido: la maturità anagrafica, ovviamente, non coincide con la pace dei sensi ed il suo splendido corpo ha bisogno di protezione, affetto e brama di essere celebrato da occhi e mani innamorate.

La sequenza finale è emblematica: ella corre verso un uomo. Ma nella sua direzione o da lui? L’illusione prospettica è anche illusione della mente?

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