25 Marzo 2011 in Sono innocente

Il primo quarto d’ora, è bellissimo, costruito in maniera chirurgica, il fruttivendolo mette in campo la morale del film, o meglio la morale di Lang, lo fa nello studio di un difensore d’ufficio, l’ufficiale preposto a difendere l’umile e a ristabilire l’equilibrio della giustizia appunto, ma lì si compie l’ennesimo “furto” ; la scena nel carcere in poche inquadrature ti dice il passato, il presente e il futuro del protagonista .
Fonda è bravissimo, c’è una lunga sequenza con un suo primo piano, in cui esprime amore, paura, ira, frustrazione, tutto solo con il viso, bravo.
C’è una scena con una gabbia al centro di una stanza Fonda dentro, la guardia che lo sorveglia, le ombre che i allungano centripete, un vettore di fuga contrastato dalla claustrofobia dell’inquadratura. Ora, sono sicura che Demme non l’ha presa da qui, ma a ritroso è puro Il silenzio degli innocenti.
Noto anche qui l’rrazionalità della folla, la piccolezza dell’uomo medio, mai innocente, colui che provvede ad aiutare la giustizia per incarcerare un colpevole è colpevole anch’egli (sì, c’è molto umorismo).
La scena finale ha fatto da apripista a decine di film .
La giustizia che fallisce, il sistema che fa di un bambino sensibile un carcerato, la sfiducia nel compito rieducativo e rinseritivo degli istituti di pena, il singolo impotente, tutto pienamente presente. E molta cattiveria, vedere anche la scena di Fonda di fronte al datore di lavoro e l’inquadratura dall’alto in pieno viso di questi (in Lang spesso le inquadrature preannunciano ciò che accadrà), il dialogo è surrealmente realistico, il piccolo mondo chiuso famigliare di uno che non comunica con il piccolo mondo famigliare dell’altro, nessuna solidarietà, non c’è mai solidarietà in questo film.

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