8 Recensioni su

Somewhere

/ 20105.9247 voti

28 Ottobre 2014 in Somewhere

Divo di Hollywood dalla vita vacua trova un nuovo senso grazie alla figlia bambina. Sembra una trama un po’ esile anche per soli 90 minuti di film, che Coppola riempie di lunghi silenzi, smorfie solitarie, stanze di albergo. Il film però non ne risulta noioso, e acquista anzi una qualità vagamente ipnotica, curiosamente rilassante. A volte la regista pigia troppo sul pedale del grottesco, come nella narcolessia del protagonista o nella atroce trasferta milanese; a volte la simbologia è un po’ troppo scoperta (la macchina che gira in tondo), e il finale poteva riuscire meglio. Il valore del film sta soprattutto nell’interpretazione dei protagonisti, in particolare di Elle Fanning, che riesce a incarnare la figlia che tutti vorremmo – e che molti di noi mai avranno, purtroppo.

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Celebrity ennui / 22 Luglio 2013 in Somewhere

Sofia Coppola si ispira a se stessa per il suo Somewhere, opera puramente intimista, vincitrice del Leone d’Oro al miglior film alla Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia 2011.

Somewhere appare noioso, con i suoi infiniti silenzi, le sue camere immobili e le scene lunghissime e ripetitive, ma è proprio in questo che spicca la sua poesia.

Sono proprio questi dettagli stilistici che mi hanno fatto apprezzare tutti i film di questa talentuosa figlia d’arte e che mi spingeranno a seguirla ancora, imperterrita. Perché “come lei nessuno mai” riesce a stupirmi, a commuovermi, nonostante i rimandi non spiegati, le parole non dette, la non immediatezza. Perché sa come esprimersi con originalità senza l’uso delle parole, sfruttando al meglio le potenzialità dell’immagine, dei suoi attori.. dei loro sguardi.

Con il lento scorrere del tempo la Coppola ci regala la stessa apatia provata dal protagonista, che sin dal primo minuto si scopre non provare più particolare interesse per la vita. La sua Ferrari lo annoia, ai festini sembra quasi sentirsi fuori luogo… persino le lap dance private lo fanno addormentare. Ed su questo che la regista pone la sua lente d’ingrandimento. Sulla voglia dell’osannato Johnny Marco di trovare qualcos’altro che dia un senso alla sua vita insulta, strozzata dalla routine, dove c’è sempre qualcuno pronto a ricordargli cosa deve fare e dire. Dove non esiste qualcosa per cui valga davvero la pena alzarsi dal letto la mattina.

Sofia Coppola è sempre la solita esteta, attenta ad ogni particolare delle sue inquadrature, dai dettagli materiali a quelli cromatici della fotografia, che con l’uso di una lente giallognola rimandano allo spettatore il senso di romanticismo che voleva attribuire al proprio quadro descrittivo e naturale, pieno di significato, in cui un bravo Stephen Dorff ci mostrerà come può cambiare un uomo alla scoperta delle priorità.

Peccato solo per l’imbarazzante sequenza in Italia, che mostra tutto il peggio della nostra cultura. Dalla Ventura, alla Chiatti, passando per Valeria Marini. No comment.

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13 Gennaio 2013 in Somewhere

Pellicola intima e minimale fatta di lunghi silenzi, inquadrature ferme e musica delicata per mostrare il rapporto padre/figlia attraverso i ‘non luoghi’ dello show-biz. Poco accessibile, in inglese ha una marcia in più.

20 Aprile 2012 in Somewhere

Cagna.
Cagna maledetta.

NO, comunque, NO.

18 Aprile 2012 in Somewhere

Johnny Marco, attore bello, famoso e frivolo che vive in un albergo di lusso tra amanti occasionali e ballerine gemelle di lap-dance, si ritrova ad occuparsi della figlia appena adolescente Cleo affidatagli dalla madre. In seguito all’esperienza della paternità (probabilmente per la prima volta da quando la figlia è nata), la sua esistenza dedita alla “bella vita” gli sembrerà priva di valore e necessaria di un cambiamento forse radicale.

Le parti migliori del film sono quelle in cui padre e figlia si avvicinano, condividono momenti come giocare a Guitar Hero o scherzare sott’acqua; la giovanissima Elle Fanning dà il ritmo al film della Coppola che altrimenti sarebbe ben lento! Johnny non fa tanta simpatia, la minore delle sorelle Fanning invece sì.

Imbarazzante la parentesi italiana alla premiazione del Telegatto, mi chiedo per quale motivo sia stata inserita nel film, suppongo che di cinematografico non ci sia nulla.
Un altro difetto sta nell’assenza di spiegazioni, che è un po’ eccessiva: almeno il mittente degli insulti via sms poteva essere reso esplicito.

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Il voto sarebbe un 5.5 / 21 Luglio 2011 in Somewhere

Un pò deluso dal film della Coppola che ha trionfato a Venezia 2010. Tutto il film è molto lento e la Coppola tende ad esagerare in qualche scena soffermandosi troppo a lungo per sottolineare il disagio e la noia del protagonista, un bravo Stephen Dorff. Soprattutto la scena iniziale con la Ferrari (bastavano un paio di giri), le scene con le spogliarelliste/ballerine di lap dance (più che altro perchè l’ho visto con mia madre e forse mi creava un pò di imbarazzo), la scena della maschera degli effetti speciali e quando lui e la figlia prendono il sole in piscina.

Il film migliora decisamente con l’entrata in scena della figlia, una bravissima Elle Fanning che sembra ricalcare le orme della sorella Dakota, che si fa apprezzare nella scena del pattinaggio, divertente il duello con il padre a Guitar Hero (con la Wii che trionfa in pubblicità anche nelle scene successive).

Come spesso capita la ragazzina si dimostra molto più matura dell’adulto.

Divertente la scena del massaggio ma il film rimane su toni abbastanza malinconici con il protagonista quasi annoiato dalla vita di attore che ha un pò di sprazzi di vita nei momenti di intimità con la figlia.

Cameo di Benicio Del Toro (in ascensore), Michelle Monaghan (l’attrice con cui probabilmente ha avuto un flirt durante la lavorazione di un film), Giorgia Surina (la giornalista italiana che però mi è piaciuta poco, troppo stupida nella scena), Laura Chiatti (la ragazza che si porta a letto in Italia) e nella scena del Telegatto Simona Ventura, Nino Frassica, Maurizio Nichetti e Valeria Marini che ovviamente fa vivere il momento trash del film con il suo balletto.

Citazioni varie con la visione di Friends in tv.

Qualche dubbio: ma perchè l’amico compare solo quando c’è anche la figlia? Anche il finale mi ha lasciato un pò perplesso.

La Coppola poteva soffermarsi meno su qualche scena per cercare magari di approfondire il rapporto del padre con la figlia prima della sua comparsa nel film (da dove arriva Cleo?); inoltre pensavo che a un certo punto venisse “svelato” il tormentatore telefonico (manda sms con insulti a Johnny).

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cinefilia / 2 Marzo 2011 in Somewhere

A me la Coppola piace e mi è piaciuto anche Maria Antonietta. Mi piace come pensa il cinema, non ovvio, che sa aspettare (qui 4 giri di ferrari in pista solo come inizio e camera fissa, ovviamente), che sa parlare con le sole inquadrature (fra tutte inqudratura stretta su babbo e figlia in piscina a prendere il sole, cinepresa che si allontana includendo il mondo).
Ma questo è Lost in Traslantion 2, ecco il problema. Le varianti sono minime, qui è la genitorialità, lì l’amore, qui forse l’autobiografismo è più smaccato, ma poco importa. Personaggio principale in bilico, sicuramente perso, un individuo, qui la figlia, gli esacerba la crisi e lo aiuta, il mondo va con le sue regole, la macchina dello spettacolo non si può fermare, ma noi forse sì. Meno disillusione, più speranza.
Delle famose scene in Italia a me sembra che si siano state sottolineate quelle sbagliate: la cerimonia dei telegatti, l’albergo etc sono probabilmente frutto di ricordi personali (la cerimonia dei telegatti è ancora così, la nostra televisione è così, vuoto pneumatico, cosce all’aria e lo pseudo comico giullaresco). Ma la scena davvero rivelatrice a me sembra un’altra: la mattina dopo in albergo la Chiatti che cerca di parlare alla bambina. Ecco, lì non solo c’è tutta l’accusa della figlia al padre e all’emerita sconosciuta (la Elle è brava con gli sguardi e i bronci), ma la Chiatti intavola una discussione illuminante: ce l’hai il fidanzato? Lei in quanto donna vede le donne, anche le bambine, come proiezione di una coppia, sempre, indiscutibilmente, appendici di un uomo; con quel discorso traccia un futuro per la ragazzina, ne disegna il ruolo predefinito; con quelle parole infrange il limite dell’infanzia, come se fosse necessario accorciare il tempo dell’indefinito che è tipico di quell’età e abitarlo con le logiche, cretine, dell’età adulta.

Bella la scena del make up, ma proprio lui coperto dalla biacca, con il solo respiro: fa tanto laureato, fa tanto Kubrick, ma, ecco, qui non c’è soggettiva, qui anche l’ultimo senso, la vista, non c’è, lui può solo respirare.

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autobiografia di una regista? / 22 Febbraio 2011 in Somewhere

Ero molto curioso di vedere questo film che ha trionfato a Venezia, anche perchè di SofIa Coppola si parla come di una giovane talentuosissima figlia d’arte.
Forse. Io non ho visto in “Somewhere” una grande opera. Non sono di quelli che pensano che solo il cinema d’essay debba essere premiato, ma non penso neppure che questo film, sicuramente molto personale ed in parte autobiografico, abbia quella profondità e quell’intensità che glia hanno portato il Leone d’Oro a Venezia.
Ho trovato interessanti solo la prima scena (con la Ferrari che gira in tondo in mezzo al deserto e la videocamera statica su meno di metà pista) e l’ultima. Mi ha sorpreso Stephen Dorff, che pensavo si limitasse a qualche film d’azione e nulla di più. Ma per il resto non ho visto altro in questo film lento e monotono. Forse Sofia Coppola è un pò sopravvalutata perchè anche il precedente “Marie Antoniette” non mi sembrava bucare lo schermo.

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