Non ci sono recensiti i film di Sokurov? Ma ci penso io / 20 Gennaio 2013 in Il sole

ATTENZIONE su indicazione dell'autore, la recensione potrebbe contenere anticipazioni della trama

Il Sole.
Un film di A.Sokurov, regista russo classe 1951, che fa parte di una tetralogia dedicata a Hitler, Lenin e l’imperatore Hirohito più Il Dott. Faust. I film sono rispettivamente Moloch (del 99), Toro (2000) Il Sole (2005) e Faust (2011).
La pellicola in questione, Il sole, vede poche scene all’aperto, il 90% sono al chiuso in un ambiente che mette ansia, a dir poco claustrofobico.
Fra i Paesi che lo han prodotto, persino l’Italia e uno si aspetta di vedere un imperatore minaccioso, un personaggio maligno. Invece no. Quello che ci viene presentato è un tizio piccolissimo (e le inquadrature che vengono fatte aiutano molto) sia nell’animo che nella stazza. Un personaggio che è una macchietta, dominato da paure e sentimente come ogni essere umano, che vive la sua quotidianità in apparente normalità fra cioccolata in omaggio e studi di biologia marina, fra il sentimento di nostalgia per la sua famiglia e reggetevi forte.. l’ammirazione per le star Hollywoodiane. Apparente poiché rinchiuso in quello che sembra un gigantesco bunker, pieno di strette viuzze, corridoi infiniti, stanze chiuse.
Chi è che interpreta l’imperatore? Issey Ogata, in patria famoso comico. Il fatto è che viene preso in esame una persona. Una sola persona e tutte quelle che gli stanno dietro. Una sola persona che incarna quello che era il Giappone prima/durante e dopo la seconda guerra mondiale.
L’imperatore in un momento particolare.
Il momento è dopo la disfatta nipponica, in una situazione che vede l’incontro fra l’occidente (gli U.S.A che occupano il Giappone, l’occidente lo incarna un comandante in capo dell’esercito americano ovvero Douglas MacArthur) ed Oriente (l’imperatore stesso). Quale sarà la conseguenza?
Ci sarà una dura scelta, la resa e la rinuncia al suo status. Fino alla fine della II Guerra Mondiale, l’imperatore e la famiglia imperiale dichiaravano la loro natura non umana ma divina.
Abbandonano questo status ma molti servi ancora lo tratteranno come un dio sceso in terra.

Note del Don.
Una scena mi fece riflettere, forse scena simblo dell’ammirazione o presunta tale che si può avere di Hirohito: il Divino Imperatore dice a un suo servo (se non erro) che il suo corpo è uguale a una persona, non c’è niente che possa essere Dio.
Ultima nota.
Il regista vorrebbe dedicare un suo film alla nostra Divina Commedia.

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