15 Marzo 2015 in Socrate

Un Rossellini ormai maturo propose questo film istruttivo e ispirato traendo una verbosa sceneggiatura dai Dialoghi di Platone (principalmente dall’Apologia di Socrate e dal Critone).
Un’opera volutamente lenta, in cui ogni parola viene saggiamente centellinata per mostrare tutto il suo peso, senza alcun artifizio recitativo o spettacolare.
È un cinema pacato e riflessivo, e non avrebbe potuto essere diversamente, visti i temi trattati.
Un’opera sicuramente complessa, ammirevole, ma destinata ad un pubblico di nicchia.
La prima parte è un po’ troppo sconnessa, con i dialoghi che vengono presentati apparentemente senza un filo conduttore e rendendo difficoltosa la visione.
Decisamente meglio la seconda parte, quando comincia il celebre processo, ma anche in precedenza quando Socrate rifiuta la difesa di Lisia:
“Se la democrazia vuole la mia morte, deve avere le sue ragioni.”
Un altro difetto, oltre alla sconnessione della prima parte, questa volta di tipo tecnico, è un montaggio che a tratti è davvero inquietante. Colpa del format (film nato per la televisione) e, probabilmente, della necessità di operare copiosi tagli.
Molto convincente la prova dell’attore francese Jean Sylvère, che interpreta il protagonista in modo pacato e verosimile.

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