30 Gennaio 2012
Un film che è letteralmente un passaggio di consegne (si tratta del remake di Gli Insospettabili di Mankiewicz): da Laurence Olivier a Micheal Caine, per arrivare a Jude Law (già suo erede in Alfie).
In scena, solo due attori, per un testo molto molto teatrale che non abbisognerebbe neppure di una scenografia, né paradossalmente di volti e corpi (le scene iniziali, in cui i visi dei protagonisti non sono mai pienamente visibili, sono emblematiche), tanto è incentrato sulla sola psicologia dei personaggi e sul legame via via sempre più articolato e perverso che li lega.
La storia è solo apparentemente semplice: in realtà, si tratta di un gioco di specchi, di una matrioska della psiche, di un gioco intellettuale morbosamente sottile.
Inizia come una commedia e si trasforma in un dramma, pur mantenendosi ambiguo fino all’ultima sequenza.
Bravo Branagh alla regia, impeccabile Caine, talentuoso Law (però, quei capelli… nun se possono guardà).

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