Sleuth - Gli insospettabili

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Sleuth - Gli insospettabili

Un famoso autore di libri gialli ed un attore di belle speranze: tra loro, una donna, moglie dell'uno ed amante dell'altro.
Stefania ha scritto questa trama

Titolo Originale: Sleuth
Attori principali: Michael Caine, Jude Law, Harold Pinter, Carmel O'Sullivan, Kenneth Branagh
Regia: Kenneth Branagh
Sceneggiatura/Autore: Harold Pinter
Colonna sonora: Patrick Doyle
Fotografia: Haris Zambarloukos
Costumi: Alexandra Byrne
Produttore: Tom Sternberg, Jude Law, Kenneth Branagh, Martin Shafer, Simon Halfon, Marion Pilowsky, Ben Jackson, Simon Moseley
Produzione: Gran Bretagna, Usa
Genere: Thriller
Durata: 86 minuti

Dove vedere in streaming Sleuth - Gli insospettabili

28 Novembre 2013 in Sleuth - Gli insospettabili

“I soliti stolti lo hanno sbrigato come film teatrale”. da Il Morandini, dizionario del cinema.
Gli insospettabili è un remake di un film nato da un adattamento di una pièce teatrale per il grande schermo. Non solo mi trovo in disaccordo con il critico, ma penso che “Sleuth – Gli insospettabili” sia un film profondamente teatrale. E’ teatrale nella regia, fatta di inquadrature lunghe e fisse, è teatrale nel set, scenografia sopraffina, è teatrale nei costumi, buoni ma volutamente non perfetti, travestimenti da messa in scena, è teatrale nella fotografia, lavoro artistico di alto livello di colori e luci scenografiche, è teatrale nella sceneggiatura, divisa in tre tempi, che evolve unicamente nelle interpretazioni dei due protagonisti, e infine è teatrale nel regista, attore da palcoscenico dall’adolescenza, membro del Consiglio della Royal Academy of Dramatic Arts e principale traghettatore delle opere di Shakespeare sul grande schermo. Un film sull’uomo, sull’ego e sulla dinamica comportamentale. Non perfetto, ma molto elegante.

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30 Gennaio 2012 in Sleuth - Gli insospettabili

Un film che è letteralmente un passaggio di consegne (si tratta del remake di Gli Insospettabili di Mankiewicz): da Laurence Olivier a Micheal Caine, per arrivare a Jude Law (già suo erede in Alfie).

In scena, solo due attori, per un testo molto molto teatrale che non abbisognerebbe neppure di una scenografia, né paradossalmente di volti e corpi (le scene iniziali, in cui i visi dei protagonisti non sono mai pienamente visibili, sono emblematiche), tanto è incentrato sulla sola psicologia dei personaggi e sul legame via via sempre più articolato e perverso che li lega.
La storia è solo apparentemente semplice: in realtà, si tratta di un gioco di specchi, di una matrioska della psiche, di un gioco intellettuale morbosamente sottile.
Inizia come una commedia e si trasforma in un dramma, pur mantenendosi ambiguo fino all’ultima sequenza.

Bravo Branagh alla regia, impeccabile Caine, talentuoso Law (però, quei capelli… nun se possono guardà).

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