Recensione su Six Shooter

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Il treno della morte / 16 Maggio 2013 in Six Shooter

“Quando mi avvisarono che mia moglie era morta, ero seduto su una piccola poltroncina che reggeva a malapena il mio peso, e osservavo con sguardo vacuo il dottore. Sentivo che voleva comunicarmi qualcosa, ma il senso delle sue parole mi sfuggiva, tutto era annebbiato. Cercavo di respirare profondamente e di concentrarmi sulla decisione di non scoppiare a piangere. Sarebbe stato degradante. Cercai allora di pensare ad Antony, il nostro coniglio, il nostro tenero coniglio bianco. Non mi restava che lui, l’unico argine alla mia solitudine.
Quel ragazzo in treno mi guardava in modo strano. Credo che mi legga in faccia l’angoscia. Non posso neanche respirare, ho come una lama d’acciaio conficcata, qui, sulle costole. Per questo non mi accorsi subito che era strano, che c’era in lui qualcosa che non andava. Un teppistello, arrogante, sgarbato, supponente, insensibile, crudele. In questi casi non è necessario essere indovini, è facile prevedere che farà una brutta fine.”

In Six shooter ci sono in nuce molti dei temi che il regista riprenderà nell’ottimo “In Bruges”. In poco più di venti minuti si passa dal dramma esistenziale alla commedia nera tipicamente anglosassone, con spezzoni di film d’azione.
Pluripremiato in vari festival, ha vinto anche un Oscar come miglior cortometraggio nel 2006.
qui la “colonna sonora”.

4 commenti

  1. Stefania / 16 Maggio 2013

    Veramente riuscito!
    Le battute affidate al ragazzo sono particolarmente buone.
    Mi è piaciuto decisamente e, poi, Gleeson è una faccia che apprezzo molto.

  2. lithops / 16 Maggio 2013

    Sì, il ragazzo è decisamente un tipetto “particolare”. La scena della mucca, poi, è pazzesca! Un po’ alla Monty Python.

    • Stefania / 16 Maggio 2013

      Sì! Vero!
      (comunque, è il finale ad essermi piaciuto un sacco: per quel che mi riguarda, azzardando un parallelo culinario, lo ritengo a cottura perfetta)

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