Recensione su Sing Street

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The riddle of the gnocca / 7 Dicembre 2016 in Sing Street

ATTENZIONE su indicazione dell'autore, la recensione potrebbe contenere anticipazioni della trama

Dublino anni ‘80, c’era una crisi che spaccava, e conosco uno che c’ha scritto una tesi sopra senza esser mai stato o essersi curato dell’Irlanda, e sarei io. Ovvio, non c’entra. Note, i quasi-musical from UK sono assai riconoscibili e altrettanto godibili, il regista è lo stesso del romanticissimo Once, cuorecuore, dunque. Conor viene trasferito a una scuola clero++, perché costa meno e i suoi non si possono permettere gnente, stan pure divorziando. E tutti sappiamo il clero irlandese quanto duro ci andasse. Tra bulli mezzi punk e amici nani e rossimalpelo, mette su una band, così, dal niente, per fare colpo su una gnocca. La formazione della bbbbanda, che fa molto Blues Br, procede spedita, prendono un amante dei conigli, che lo aiuta a scrivere musiche e testi, con la faccia a punta e la madre premurosa, un nero perché fa colore, due fessi, e girano videoclip con la gnocca. Che ovviamente è una sedicenne tanto complicata e confusa e sta con uno grande ma gosh la tradirà. Intanto Conor si metamorfosa in Cosmo, e lui e tutta la banda, ma più lui, passano attraverso le sembianze dell’intera cultura musicale anni ‘80, una specie di galleria di costumi stravaganti che per una volta non mi ha dato fastidio – no vabbè, odio quelli in fissa per gli ‘80; perché questi giovinetti col trucco alla David Bowie facevano invece commuovere, per l’espoir e i sogni che stavan dietro quegli occhi scuri, e l’ingenuità e la musica come risposta al niente, i clip dei Duran Duran in tv, le ambiguità e le speranze di partire e lasciare quella terra di clero e niente. Unico appoggio, saldo in quel mondo che si sfalda, il fratello maggiore, che se la passa a casa tra canne e nullafacenza, e rimpiangere sogni e distillare pillole di saggezza, che Cosmo butta nelle sue canzoni. E poi insomma, son bravi davvero, e fanno un concerto finale che spacca ribaltando i mutandoni neri del clero e bon, pianto mezz’ora ma secondo me capita più quando mi gira che per il film o forse no. E lui e lei se ne vanno, il mare è grosso e grigio ma che ce ne frega, siamo giovani, gonfi di sogni, una volta qui sarà tutta campagna e startup ma noi ce ne andiamo, bagnati, felici. Pure il fratello è felice.
Per inciso, io avuto avrei freddo.

1 commento

  1. hartman / 10 Dicembre 2016

    “c’era una crisi che spaccava, e conosco uno che c’ha scritto una tesi sopra senza esser mai stato o essersi curato dell’Irlanda, e sarei io” 😀 😀 😀

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