Recensione su Effetti collaterali

/ 20136.3197 voti

7 Maggio 2013

ATTENZIONE su indicazione dell'autore, la recensione potrebbe contenere anticipazioni della trama

Delusione, tremenda delusione.
Intendiamoci, il film è confezionato bene e anche recitato bene, ma quella storia lì non regge da nessuna parte. Non è un film che si occupa veramente dei meandri della psicologia, non è un film sulla crisi economica a fronte del gran parlare di insider traiding, non è un film che parla dei rapporti di coppia, semmai ricorda, ancora, La Casa dei giochi in maniera specchiata perché qui, nuovamente, l’abbindolato è uno psichiatra e tutto gira intorno alla bugia. E non è neppure questo il problema, ma semmai una storia che delude in ogni vago tentativo di approfondimento senza che si immerga in quella atmosfera malata tipica del film di Mamet. Prima di tutto la ricerca del lieto fine ci consegna la ricostituzione della famigliola e la vittoria di un medico a cui non affiderei neppure la prescrizione di qualcosa per il raffreddore: incapace di riconoscere la malattia, semplice proscrittore di farmaci sempre più potenti, incapace di valutare le parole del paziente se non i suoi comportamenti, deontologicamente disastroso. A costui viene mai in mente di fare autocritica sulla somma delle sue mancanze? Ovviamente no. Quale rapporto c’è fra lo psichiatra e la moglie che sembra sempre sull’orlo di gridargli in faccia la sua insensibilità ai suoi problemi? Che cosa dice questo spaccio continuo di medicine? E l’unica che poi in effetti non ne prende alcuna è la famosa cattiva il cui movente alla conduzione del gioco è….mah! Denaro? Passione? Vendetta sul compagno causa del suo malessere?
Il gioco di svelamenti poi fa tantissimo I soliti sospetti e lo spettatore è ormai molto adulto, le carte sono subito scoperte. Ma ancora non è questo, è la mancanza di una direzione verso l’approfondimento di una linea narrativa: la truffa perpetrata è la replica di quella non vista che è sullo sfondo della storia, ma mentre il marito vuole il mondo ordinato e benestante che vediamo in un fugace flash back, vuole il benessere a tutti i costi (e qui si apre un accenno di critica sociale ed economica), le due donne da cosa sono spinte se il loro legame è “inquinato” da una passione erotica? Tanto che lo scioglimento del loro patto è davvero forzato nella sua semplicità, non si capisce veramente quale sia almeno il movente, e dunque la paura, della ragazza alla truffa in sé.
A margine, il primo movimento di macchina ricorda l’incipit di Psycho, ma si ferma al bordo della finestra, movimento gemello ed opposto alla fine del film e Psycho è un gran film sul desiderio di ricchezza e benesere ad ogni costo, sulla lotta contro la difficoltà economica che incide sulla vita privata; e ancora mastro Hitch: gli occhiali sempre inforcati dalla Zeta Jones (Io ti salverò) a sottolinearne la professionalità mentre il suo omologo maschile, in quanto maschio può anche farne a meno, i capelli raccolti di lei (ancora io ti salverò) come indice di chiusura sessuale e il loro scioglimento quando se ne svela il legame sessuale. Forzata la scena in cui si tratteggia lo psichiatra come un empatico attraverso la sua capacità di capire l’haitiano e le sue diversità culturali (un buono a tutti i costi che viene esposto alla tentazione economica dalla proposta di consulenza della casa farmaceutica guarda caso quando subisce un castigo da parte delle due donne, insomma a colpa segue sempre una condanna?) anche perché lo stesso soggetto viene raggirato con facilità esasperante.

1 commento

  1. Stefania / 4 Giugno 2017

    In realtà, il film non mi ha delusa, gli do un bel 6 e mezzo pieno, però sono d’accordo con te su alcune sue debolezze, in particolare la presentazione del professionista empatico e il lieto fine. Poi, durante la visione, ho pensato costantemente, anche se in maniera meno definita della tua, a Hitchcock e, in particolare, a Io ti salverò. Nel complesso, ne ho apprezzato la confezione e gli stimoli.

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