Recensione su Sicario

/ 20157.0216 voti

la frontiera nel 2015 / 12 Ottobre 2015 in Sicario

L’agente dell’FBI Kate Macer (la bella e brava Emily Blunt) prende parte ad una operazione oltre confine per “catturare”un boss della droga. Debellare la piaga del narcotraffico è praticamente impossibile e Kate ne è consapevole, quello che si può fare è mantenere una parvenza di ordine ed è per questo che viene coinvolta in una missione guidata da Matt Graver (Josh Brolin) e portata avanti attraverso mezzi legalmente non riconosciuti dalla legislazione di qualsiasi paese occidentale dal misterioso Alejandro, il procuratore interpretato da uno straordinario Benicio Del Toro.

Se qualcuno dovesse chiedermi qual è la trama di Sicario direi, a grande linee, questo. Eppure se fosse semplicemente così ridurrei e banalizzerei tantissimo il film. Sicario è l’ultimo lavoro di Denis Villeneuve, uno degli ultimi registi d’autore che sono rimasti in circolazione, ed è un action-crime di tutto rispetto che vanta una regia ed una fotografia impeccabili. Girato fra il Messico e gli Stati Uniti d’America, ambientato fra le detached house della borghesia americana e i quartieri poverissimi di Juarez, Messico, Sicario è senza dubbio un film che vede saltare in aria (proprio come salta in aria lo scantinato di una villetta in una delle scene iniziali) la dicotomia “giusto-sbagliato”. Lo spettatore per tutto il film non fa che chiedersi “chi è il buono? e chi è il cattivo?” perché in Sicario non esiste il bene o il male assoluto. I personaggi dell’ultimo lavoro di Denis Villeneuve o sono degli antagonista da uccidere senza sé e senza ma, oppure sono degli anti-eroi pronti a tutto pur di portare a termine la missione, lo sono Benicio Del Toro e Josh Brolin. Li vediamo usare la violenza per risolvere un problema che esige l’uso della violenza e forse è vera la lezione di Fritz Lang (per lui esistevano solo due categorie di persone: i cattivi e i molto cattivi; ma noi siamo giunti a un accordo e chiamiamo buoni i cattivi e cattivi i molto cattivi). La visione “buoni e cattivi” risulta sfumata, sbiadita, l’unico personaggio “ingenuamente” buono è quello interpretato da Emily Blunt, una poliziotta a cui viene chiesto di unirsi all’operazione solo per evitare una serie di cavilli burocratici. Questa è uno dei grandi pregi del film.

C’è una scena bellissima in Sicario, una scena che sembra riportarci a una missione del videogioco Call of Duty ed è quella ambientata nel lungo tunnel scavato fra Messico e States dal Cartello per i suoi loschi traffici. Solo questa scena signore e signori vale il prezzo del biglietto e mi ricollego all’altro grande pregio del film, ovvero quello di essere un film commerciale, pensato per il grande pubblico e che viene masticato e digerito anche e soprattutto da chi non è amante di un certo tipo di cinema, con una serie di attenzioni che lo trasformano in un film d’autore. L’inquadratura al dettaglio alla polvere che vola nella stanza (la calma) prima dell’esplosione che invade la casa dove fa la retata l’FBI (la tempesta); le inquadrature dall’alto, relative al volo che porta il personaggio di Emily Blunt primain Texas e poi in Messico, o quelle relative al muro divisorio costruito dai democraticissimi Stati Uniti; l’uso delle cineprese on-board durante la lunga scorta della polizia lungo la frontiera per estradare il primo boss del Cartello negli States; l’uso delle telecamere notturne da esterno che infonde un senso di iper-realismo durante i preparativi dell’operazione finale; le la scena finale con i bambini che giocano a pallone mentre sullo sfondo continuano le guerre fra bande a Juarez, perché ormai Juarez è una landa abbandonata da Dio. Tutti questi elementi, abbinati ad una fotografia sublime, lo rendono un film d’autore. E poi c’è la frontiera. Se nel cinema western il vero protagonista era la frontiera, da difendere, un confine mobile, dinamico, sempre in trasformazione, nel 2015, in Sicario, di frontiere ce ne sono tante e da difendere è uno stile di vita. L’obiettivo è quello di mantenere l’ordine: quello che succede a Juarez (sparatorie in pieno giorno; cadaveri mutilati, bambine sciolte nell’acido e via dicendo) non deve prendere piede negli States. Il punto è che il film si apre proprio negli States, fra cadaveri mutilati murati all’interno di una spoglia sala.

Lascia un commento