Recensione su Sicario

/ 20157.0216 voti

IL LABILE CONFINE TRA BENE E MALE / 20 Ottobre 2015 in Sicario

Inzia come un film d’azione, ma finisce come un thriller. Stiamo parlando di Sicario, ultimo lavoro del canadese Denis Villeneuve presentato in concorso a Cannes 2015, con buona pace dei puristi della kermesse. Sicario è un thriller ad altissima tensione, pur trattando un tema già ampiamente sviscerato dal cinema americano, come la lotta al cartello messicano della droga.
Kate Macer (una bravissima Emily Blunt) è un’agente dell’FBI, normalmente si occupa di rapimenti, ma una macabra scoperta durante l’ultima operazione che ha portato a termine la coinvolgerà in una missione interdipartimentale, molto più rischiosa e delicata, che rientra, come anticipavo, nella battaglia al narcotraffico. Formalmente a capo della task force troviamo lo strafottente Matt Graver, un ottimo Josh Brolin, ma il vero protagonista della missione e dell’intera pellicola è un mostruso Benicio del Toro, Alejandro, un ex procuratore messicano attualmente mercenario negli States.
Qual è il confine tra bene e male? Per Villeneuve coincide con il confine tra Messico e Arizona e la stessa Kate scoprirà suo malgrado, non appena varcato il confine, che il Messico è senza regole, ma che gli States non sono da meno e che lei non è niente altro che un mezzo per arrivare ad un fine molto più grande. In Sicario non ci sono buoni e cattivi, ma solo cattivi, l’unico elemento puro in tutto il film è proprio Kate con la quale il regista ci farà identificare. Le sue paure sono quelle dello spettatore, la sua morale è la nostra, ed è questa l’intuizione geniale di Villeneuve che riesce così a mantenere alta la tensione durante tutta la durata del film. Complice per la totale riuscita della pellicola una fotografia spettacolare curata da Roger Deakins che giustifica, a mio avviso, la presenza a Cannes, e alcune sequenze, che sono certa resteranno nella storia del cinema, accompagnate da una colonna sonora martellante e incalzante.

Lascia un commento