Shut In

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Shut In

Da tempo, Mary, psicologa, riceve i suoi pazienti direttamente in casa: la donna, infatti, non può allontanarsi dall'edificio, poiché deve accudire costantemente il figliastro diciottenne ridotto allo stato vegetativo dall'incidente che ha causato anche la morte di Richard, padre del ragazzo e marito di Mary. Quando, un giorno, scompare un suo piccolo paziente, la donna farà una serie di agghiaccianti scoperte.
Stefania ha scritto questa trama

Titolo Originale: Shut In
Attori principali: Naomi Watts, Oliver Platt, David Cubitt, Jacob Tremblay, Charlie Heaton, Crystal Balint, Clémentine Poidatz, Ellen David, Tim Post, Alexandre Bacon, Peter Outerbridge

Regia: Farren Blackburn
Sceneggiatura/Autore: Christina Hodson
Colonna sonora: Nathaniel Méchaly
Fotografia: Yves Bélanger
Costumi: Odette Gadoury, Sophie Beasse
Produttore: Claude Léger, Sylvain Proulx, Ariel Zeitoun, Tory Metzger, Jonathan Vanger, Christine Haebler, David Linde, Lisa Ellzey
Produzione: Francia, Canada
Genere: Drammatico, Thriller, Horror
Durata: 91 minuti

Dove vedere in streaming Shut In

Roba vista e rivista… / 20 Marzo 2020 in Shut In

Non ha originalità ed è banale.
Si capisce subito cosa nasconde la storia e finale di bassa qualitá.
Un’ora e mezza sprecata.
4.

Il voto sarebbe un 5.5 / 29 Aprile 2018 in Shut In

Deludente thriller psicologico con Naomi Watts.
Nel prologo vediamo Richard Portman che accompagna in auto il figlio Stephen a una clinica privata; in macchina un violento litigio fa sbandare l’auto che finisce contro un tir.
Sei mesi dopo troviamo la psicologa Mary Portman (Naomi Watts) che in quell’incidente ha perso il marito, che accudisce il figlio Stephen rimasto in stato vegetativo.
Mary si affeziona a un bambino suo paziente e quando quest’ultimo, dopo una visita a casa sua, sparisce cerca di indagare.
Discreta la prima parte, perde molto nella seconda con qualche scena un po’ telefonata e la tensione che invece di salire scende ulteriormente.
Nel resto del cast da citare Oliver Platt nei panni del Dott. Wilson, collega con cui Mary parla tramite webcam.

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6 / 12 Gennaio 2018 in Shut In

La trama non è male. Lo svolgimento nemmeno. Però già nei primi 15 minuti si capisce dove va a parare il film, così non fai che pensare fino alla fine “ora arriva un colpo di scena, ora succederà qualcosa…” No, il film è quello che avevi capito dopo mezzora.

Un horror, e di basso livello. / 29 Novembre 2016 in Shut In

Shut in ci viene venduto come un thriller psicologico, ma niente potrebbe essere meno vero. Difatti il film rientra a tuttotondo nel genere horror, accatastandosi però nella moltitudine di prodotti portati avanti approssimativamente, senza un registro solido e carico di incoerenza.
Preoccupazione primaria della sceneggiatrice Christina Hodson era evitare di dare in mano il plot ad un regista che ne avesse fatto il solito susseguirsi di “colpi di paura”, tenendo piuttosto a porre l’accento sull’intrigo psicologico alla base della relazione tra i protagonisti. Per questo motivo è stato scelto l’inglese Farren Blackburn. Proprio la sua vena minimalista (che forse è sinonimo di british?) aveva convinto i produttori a dargli le redini del film. Il risultato finale però sembra agli antipodi delle premesse: una regia carica di vari effetti macchina (camera a braccio alternata a lente carrellate o panoramiche, caricate ancor più da una fotografia sui toni scuri, ansiogena, profonda e talvolta lavorata con effettistica speciale invadente) trascina a forza una sceneggiatura che si perde completamente dietro al meccanismo di suspance e salti sulla poltrona, in un susseguirsi sfiancante che ci nega qualsiasi approfondimento psicologico. Tutta la fase finale del film conseguentemente scricchiola sia per l’assenza delle premesse che non sono state gettate in precedenza, sia per una deriva delirante che il volto dello svelato “antagonista” non fa altro che rendere maggiormente ridicola. A peggiorar le cose i toni horror nel finale vengono smorzati, quasi a volerci ricordare che stiamo assistendo ad altro, almeno nelle volontà, ma il danno è fatto, e il mezzo passo indietro stilistico annebbia ancora di più un prodotto che non è né carne, né pesce, né qualsiasi altra cosa possa darci sollievo fisico o morale.

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