7 e mezzo / 29 Novembre 2013 in Shine

ATTENZIONE su indicazione dell'autore, la recensione potrebbe contenere anticipazioni della trama

Non è un caso che in questo film Geoffrey Rush abbia vinto un Oscar, se l’è senza dubbio meritato.
Ma non è uno di quei film da guardare solo per la sua intensa interpretazione, nei panni di David Helfgott.
Shine è sostenuto da una trama particolare (romanzata,ma tratta da una storia vera), da un buon ritmo e perché retto anche da un’ottima performance di Armin Mueller-Stahl (nel ruolo del padre) e del meno conosciuto Noah Taylor, anche lui degno nell’impersonare il protagonista da giovane.
Ho apprezzato molto il fatto che il film non fosse esageratamente lungo e soprattutto non fosse “strizzato” in eccessivi drammatismi. Questo non significa che non vi siano scene toccanti, intense, ad esempio è di grande impatto quella quasi sul finale quando il protagonista assiste all’ovazione del pubblico e si commuove disperatamente in un misto di liberazione, di dispiacere constatando chi manca.
Votandolo sette e mezzo, arrotondo in questo caso per eccesso.

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