Recensione su Shame

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23 Luglio 2014

Il film restituisce il ritratto di un uomo incapace di intimità, che si ritrae – per compensazione? – in una dipendenza morbosa dal sesso. Ritratto non banale, perché il protagonista è un uomo affascinante – memorabile la sequenza in cui seduce senza fare nulla l’avventrice di un bar corteggiata invano con modi goffi e volgari dal capo di lui – e capace di stringere un rapporto di simpatia umana, potenzialmente amoroso (con la collega d’ufficio). Più risaputi risultano certi eccessi autodistruttivi, e la mezza catarsi conclusiva (anche se il finale del film non lascia molto spazio alla speranza). Da ricordare l’interpretazione di «New York, New York» da parte di Carey Mulligan. Incomprensibile lo scandalo che si è voluto montare sul film.

2 commenti

  1. alevenstre / 27 Luglio 2014

    A quanto ne ho capito io la dipendenza dal sesso è forse la conseguenza di una sofferenza giovanile, forse di una sofferenza condivisa con sua sorella. Infatti la disperazione del protagonista, incapace di un rapporto sociale al di fuori del sesso, è anche disperazione della sorella. Il primo come disfacimento spirituale dell’essere, la seconda come disfacimento fisico. Il tutto incastonato in un contesto sociale indifferente e dispersivo.

  2. Stefania / 28 Luglio 2014

    Il film, a riguardo, è criptico.
    Io ho subodorato, forse a torto, una famiglia affettivamente assente ed un rapporto incestuoso tra i due fratelli. Se così fosse, oltre a giustificare taluni atteggiamenti tra i due, “capirei”, con inevitabili limiti, anche il rapporto doloroso, quasi punitivo che essi hanno con il sesso.

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