WHO’S THE MAN? / 10 Luglio 2019 in Shaft il detective

Shaft potrebbe terminare dopo appena 5 minuti. I titoli di testa sono il manifesto di Shaft…è lui il principe di Harlem/Brooklyn e nessuno regge il confronto con lui.

Aldilà dell’importanza che questo film ricopre all’interno del panorama cinematografico americano, “Shaft” è un film scritto in maniera elementare e vagamente dispersivo nel suo caracollare a destra e a manca che però stranamente funziona. Avete presente la famosa teoria sul volo del calabrone? “La struttura alare del calabrone, in relazione al suo peso, non è adatta al volo, ma lui non lo sa e vola lo stesso.” ecco…l’enunciato di Shaft sostiene che “La sceneggiatura di Shaft, in relazione al suo contenuto, non è adatta al divertimento, ma non lo sa e diverte lo stesso.”

La trama è presto detta. La figlia di un boss di Harlem è stata rapita e Shaft viene ingaggiato per ritrovarla. Trama esile come un grissino se non fosse sostenuta da un granitico Richard Roundtree che da solo regge il film. Il suo Shaft è tanto duro con gli uomini che frequenta per le strade quanto delicato con le donne che fa impazzire sotto le coperte. Un istantanea del cinema machista dei primi anni ’70.
Insomma Shaft è la risposta all’ispettore Callaghan ma con molta più melanina.

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