3 Giugno 2014 in Ombre e nebbia

Una vera chicca nella sconfinata produzione alleniana.
Il regista newyorkese attinge a piene mani da tutto il suo repertorio, traendo da un suo breve racconto questa storia surreale e leggera.
Un film ipercitazionista, che attinge a piene mani dal cinema (il circo di Fellini, le atmosfere del Nosferatu di Murnau, una generale aurea Bergmaniana) e dalla letteratura (la trama di fondo è strettamente kafkiana-durrenmattiana e non manca l’appiglio a Dostoevskij nei discorsi del giovane studente universitario sul suicidio).
Un film tecnicamente molto bello grazie all’opera di due maestri rispettivamente della scenografia e della fotografia: Santo Loquasto costruisce un set dalle forti sembianze espressioniste, meravigliosamente inizio-secolo; Carlo Di Palma regala un bianco e nero contrastato semplicemente superlativo, che lascia estasiati dal primo all’ultimo minuto. Forse l’aspetto più bello dell’intero film, sicuramente uno dei b/n più belli che io ricordi.
Woody ci mette del suo comandando una macchina da presa che a tratti regala qualche virtuosismo memorabile (anche se nulla di originale, nella lunga rincorsa alla citazione).
Davvero una chicca, purtroppo poco conosciuta, ma sicuramente una delle pellicole più interessanti del grandissimo Woody.

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