25 Agosto 2011
(In realtà, otto stelline e mezzo)
Dopo Demme con Il silenzio degli innocenti, secondo me, solo Fincher è riuscito a catturare il fascino oscuro dei serial killer. C’è da dire che anche Mann con Manhunter aveva fatto un buon lavoro, anni prima, ma i livelli di Se7en sono difficilmente eguagliabili.
Ottimo cast (Freeman è, non a caso, un saggio Virgilio per quel Dante un po’ monocorde ma azzeccato di Pitt), con Kevin Spacey capace di rendere inquietante il suo John Doe quanto il Norman Bates di Anthony Perkins.
Bella fotografia ed altrettanto bella la scenografia darkeggiante, in cui la luce sembra dover chiedere sempre il permesso per fare capolino.
Titoli di coda omaggiati dalla cupa The Hearts Filthy Lesson di Bowie (tra l’altro, ricordo che il videoclip della canzone è un bell’incubo già di per sé…).
La “faccenda” dei sette vizi capitali è curiosamente entrata nell’immaginario collettivo contemporaneo grazie a questo film e non al catechismo, direi.

Ehm, leggendo ora la tua recensione mi sono accorto di aver avuto due sensazioni identiche alle tue.. Ma giuro che non ho copiato! 🙂
😀 Beh, vuol dire che Fincher ha “trasmesso” le cose nella maniera giusta, univoca, diciamo, no? 😉