Provando a copiare Wes Anderson / 2 Maggio 2023 in Omicidio nel West End
Scialba commedia gialla che usa il trito pretesto del “ti smonto il meccanismo” per imbastire un mistero nel mistero.
Omicidio nel West End non può neppure accampare il tema della satira sociopolitica agguantato dai film della serie Knives Out, per rivendicare un qualsivoglia elemento di originalità.
Contro l’incombenza di una sceneggiatura che sembra essere stata concepita per sprecare tutte le buone frecce al proprio arco (l’ambientazione very very brit; la presenza di personaggi realmente esistiti, come Agatha Christie e Richard Attenbourugh; l’uso a fini narrativi del fatto di cronaca sfruttato dalla Christie per scrivere il racconto “Tre topolini ciechi”, da cui è tratta l’opera teatrale “Trappola per topi (See How They Run)” che fa da perno e cornice al film; ecc.), nulla può l’impegno dei più o meno blasonati attori messi in primo piano: Saoirse Ronan (sempre adorabile), Sam Rockwell, Adrien Brody, Ruth Wilson, David Oyelowo.
Quel che più mi ha colpito (negativamente) del film è l’insistenza con cui il regista Tom George, al suo esordio nel lungometraggio, ha provato ad applicare i codici estetici del cinema di Wes Anderson al suo lavoro.
Non che Anderson abbia l’esclusiva sulle inquadrature simmetriche, su specifiche palette di colori e sul casting di Brody, certo.
Ma, qui, si tratta proprio di (mi duole dirlo in modo così sprezzante) una scopiazzatura.
Il mood generale del film è wesandersoniano (in particolare, mi pare che ci siano molti espliciti richiami estetici a The Grand Budapest Hotel), a partire dal tentativo di rendere sopra le righe e molto connotati tutti i personaggi.
In questa rincorsa alla “artificiosità estremamente gradevole” di battute, tic, situazioni, costumi e scenografie (come accade nei migliori film di Wes Anderson), il film boccheggia, senza trovare un’identità formale, senza appassionare sul piano narrativo, e affastella progressivamente personaggi, senza riuscire a conferire a ciascuno uno spessore sufficiente a giustificarne la presenza in scena.