Vicolo cieco / 2 Luglio 2013 in Schastye moe

Il camionista Georgij viaggia per la Russia verso un luogo non ben definito. Sulla sua strada incontrerà un vecchio reduce della Seconda Guerra Mondiale, una giovane prostituta e nella notte due individui poco raccomandabili. Poi inizia una serie di balzi tra passato e futuro del protagonista.

Il viaggio raccontato da Sergei Loznitsa, è un viaggio che si ripiega su se stesso. L’uomo sperduto diventa simbolo di una Russia alla deriva. Nei villaggi al di fuori dalla “civiltà” vige la regola della sopravvivenza e il senso di smarrimento si amplia, non essendo più solo caratteristica dell’uomo e del suo paese, ma del mondo intero. La visione del regista è sicuramente pessimista, il mondo ha perso la sua strada o meglio una direzione da seguire, mostrando il protagonista del film segregato in un labirinto senza via d’uscita. Si è costretti a sottostare alle regole del labirinto che si basano sul dare/prendere. Le vite dei personaggi del film ruotano tutte intorno a beni materiali e Loznitsa, probabilmente grazie al suo passato da documentarista, presenta con occhio distaccato e gelido l’intera storia.
Anche il male è chiuso in questo labirinto e prima o poi incrocerà la nostra strada.

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