Recensione su Salò o le 120 giornate di Sodoma

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L’arancia Meccanica italiana! / 24 Ottobre 2021 in Salò o le 120 giornate di Sodoma

Forse azzardo troppo nel dirlo, ma credo che questo sia il “nostro” cult maledetto, il film italiano che ancora oggi sconvolge, che turba e scandalizza, proprio come fece (e fa ancora) capolavoro di Kubrick, tra l’altro solamente di qualche anno prima.
Rivisto oggi dopo molto tempo, ancora mi infastidisce per la sua realistica crudeltà: la messa in scena di perversione, abuso, violenza e umiliazione, che è così curata che non sembra finzione.
I quattro signori protagonisti, eccellente metafora dello schifo al potere, sono la personificazione di cio che ancora oggi c’è di marcio e i giovani e le giovani schiave sono le nostre esistenze istruite forzatamente all’obbedienza della società.
Suddiviso in gironi proprio come l’opera dantesca, rende ancora più l’idea di cio che affronterà lo spettatore: L’antinferno. Il girone delle manie. Il girone della me**a. Il girone del sangue… come tanti altri piccoli dettagli, come la numerologia nel film (i 4 signori, i 4 poteri che rappresentano, le 4 signore, i 4 gruppi: gli schiavi/e, i militari, i collaboratori, la servitù), le metafore su potere e passioni, l’ambientazione del periodo nazifascista, che pone il romanzo di De Sade nel più azzeccato periodo storico.
Una regia ferma e decisa, ottima, come anche le altre parti tecniche, le recitazioni così veritiere da sembrare davvero vittime di soprusi.
Le atrocità del finale sono davvero estenuanti e dolorose: peccato non essere mai giunti a conoscenza del “vero” finale girato da Pasolini, di cui si suppone che sia stato il motivo dietro al suo agguato fatale.
E anche questi dettagli alimentano ancor più il fascino maledetto di questa pellicola.
8/10.

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