2 Recensioni su

Rusty il selvaggio

/ 19837.263 voti

14 Novembre 2013 in Rusty il selvaggio

Da uno scritto di Susan E. Hinton, Coppola trae una sceneggiatura interessante di una storia di ordinario disagio, quello delle giovani generazioni degli anni ’80, eredi di un passato perduto, emblemi di un vuoto psicologico tra la solitudine delle metropoli e l’evoluzione sociale di cui le nuove droghe sono un simbolo.
Un film alienante come il personaggio interpretato da Mickey Rourke e falsamente ribelle come quello di Matt Dillon. Il primo, quello della moto, è il simbolo riuscitissimo della disillusione della maturità, dell’inquietudine esistenziale del passaggio all’età adulta, di un’inettitudine alla vita che genera alienazione. Il secondo, Rusty, è invece l’emblema di una generazione che cerca di vivere ricalcando un passato lontano, fingendo di ignorare un’evoluzione sociale e urbana che non lascia scampo.
Il passaggio dalla spensieratezza e dalle utopie dei giovani degli anni ’60 e ’70 alla solitudine tecnologicamente alienata di quelli degli anni ’90 si compie attraverso questa generazione di transito, disillusa e disagiata.
Una generazione in cattività, come i rumble fish (i pesci combattenti che danno il titolo originale alla pellicola) che il fratello di Rusty vuole assolutamente liberare dagli acquari del pet-shop per farli tornare nel loro ambiente, il fiume, dove potranno vivere senza essere costretti a combattere. Una metafora ben riuscita nella sua semplicità.
Un Mickey Rourke boheme, bello e con anima, perfettamente calato nel suo ruolo decadente.
Buona regia di Coppola, originale, onirica.
Un doppiaggio che lascia a desiderare.
La fotografia di Burum è forse l’aspetto migliore del film, da 10 e lode: un bianco e nero splendido, a tratti mistico, perfettamente contrastato, dona calma e serenità che sfocia nell’estasi di alcune scene (i primi minuti sono fantastici). I cieli dell’Oklahoma, i riflessi, gli angoli di una città anonima e i rumble fish, unici elementi a colori. Come del resto li vede quello della moto, nella sua campana sensoriale di daltonismo e parziale sordità.

Leggi tutto

21 Luglio 2011 in Rusty il selvaggio

Visionario ma coi piedi ben piantati per terra, struggente come la giovinezza, dolente come l’innocenza infranta.
Questo Coppola mi ha stupita ed affascinata.

Qui, tutto è artificioso, ma non per questo disturbante: dalle musiche di Stewart Copeland, ai combattimenti che somigliano a balletti, fino al patinato e claustrofobico bianco e nero che, solo ad un certo punto, illuminante, ho compreso essere la rappresentazione della menomazione fisica e del disagio psicologico di Motorcycle Boy.

Le inquadrature sghembe ed i primi piani asfissianti sui volti degli attori conferiscono al film un VAGO tocco espressionista ed immagino che Stone (vedi Natural Born Killers o The Doors) abbia imparato molto da questa pellicola.

Apprezzando Rusty ed associandolo all’inarrivabile Apocalipse Now, tra gli altri lavori di Coppola Sr., rivaluto completamente (e negativamente) Dracula: imparagonabili, per qualità e simbologia.

Ottimo cast: Dillon incantevole, Rourke doloroso, Hopper tormentato, Cage impomatato, Diane Lane bellissima, Fishburne irriconoscibile, Tom Waits puntualmente significativo.
Molto bella la sequenza che precede il finale, con una carrellata ininterrotta su tutti i personaggi.

Leggi tutto
inserisci nuova citazione

Non ci sono citazioni.

Non ci sono voti.