Ma che je voi dì, a Fellini… / 16 Maggio 2018 in Roma

Gran fritto misto di tutte le fisse e le follie felliniane in un ritratto visionario (eccerto, è Fellini, potrebbe essere altrimenti?) di Roma. A dirla tutta, nonostante il montaggio di Mastroianni sia sempre interessante, pare un puzzle di girati messi un po’ lì a caso; insomma forzatamente geniale, dai. Tuttavia quando il genio romagnolo era all’opera, pure dalla miniera più scavata spuntava sempre un pezzo d’oro; qui abbiamo almeno una sequenza di inaudita bellezza popolare, l’accozzaglia di gente nella trattoria in una piazzetta tra pianti e capricci di bimbi, commenti in romanaccio, i tram che passano, i soliti memorabili volti e corpi di caratteristi del miglior catalogo. Embè checcevole, direte voi, uno spaccato di vita del popolino; invece no, è una poesia di Trilussa, un quadro di Modigliani, un esempio cristallino di come il cinema può esistere senza asservimento al realismo e fingendo di catturare la vita reale ne mostra invece il suo magnifico potenziale immaginario.

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