Ro.Go.Pa.G.

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Ro.Go.Pa.G.

Film diviso in quattro episodi. Nel primo, Illibatezza, diretto da Roberto Rossellini, una hostess deve fronteggiare le avances di un passeggero. Nel secondo, Il nuovo mondo, diretto da Jean-Luc Godard, un uomo scopre che un'esplosione atomica è la causa dello strano comportamento degli abitanti di Parigi. Nel terzo, La ricotta, diretto da Pier Paolo Pasolini, un attore, sempre affamato, mangia fino a morire. Nel quarto, Il pollo ruspante, diretto da Ugo Gregoretti, un padre di famiglia vorrebbe acquistare un lotto di terreno edificabile, ma poi si rende conto che non può permetterselo.
schizoidman ha scritto questa trama

Titolo Originale: Ro.Go.Pa.G.
Attori principali: Rosanna Schiaffino, Bruce Balaban, Maria Pia Schiaffino, Jean-Marc Bory, Alexandra Stewart, Orson Welles, Mario Cipriani, Laura Betti, Edmonda Aldini, Ettore Garofolo, Ugo Tognazzi, Lisa Gastoni, Ricky Tognazzi, Antonella Taito, Maria Bernardini, Umberto Bevilacqua, Adele Cambria, Elsa De Giorgi, Michel Delahaye, Rossana Di Rocco, Jean-André Fieschi, Vittorio La Paglia, André S. Labarthe, Lamberto Maggiorani, Tomas Milian, Giovanni Orgitano, Franca Pasut, Ruggero Rosi, Gianrico Tedeschi, Carlo Zappavigna, Mostra tutti

Regia: Ugo GregorettiRoberto RosselliniJean-Luc GodardPier Paolo Pasolini
Sceneggiatura/Autore: Roberto Rossellini, Jean-Luc Godard, Pier Paolo Pasolini, Ugo Gregoretti
Colonna sonora: Carlo Rustichelli
Fotografia: Mario Bernardo, Tonino Delli Colli, Luciano Trasatti, Jean Rabier
Costumi: Danilo Donati
Produttore: Alfredo Bini, Alberto Barsanti, Angelo Rizzoli
Produzione: Francia, Italia
Genere: Drammatico, Commedia
Durata: 122 minuti

Dove vedere in streaming Ro.Go.Pa.G.

M / 10 Febbraio 2020 in Ro.Go.Pa.G.

Illibatezza (Rossellini) Voto: 7
Tra i drammi popolari del periodo neorealista e i drammi privati del periodo successivo (su tutti Viaggio in Italia) che l’hanno reso famoso nel mondo, il Rossellini leggero, quasi da commedia, è evidentemente noto a pochi. Eppure di film ascrivibili al genere ne ha fatti diversi, e questo corto vi rientra appieno. La storia di una hostess italiana perseguitata da un viaggiatore americano durante un viaggio in Asia è sì smaliziata e divertente, ma la mano dell’autore la si riconosce subito, sia nella forma (quanta bellezza c’è nella scena in camera da letto col ventilatore che muove continuamente luci e ombre) sia nel contenuto: il finale a prima vista semplice, all’apparenza anche banalotto, è in realtà una riflessione freudiana sulla società moderna preda di un complesso di Edipo collettivo, bisognosa del ritorno alla pace e alla protezione della cavità uterina.

Il nuovo mondo (Godard) Voto: 6,5
Non il miglior Godard, ma corto comunque con più punti di interesse: una bomba atomica viene fatta esplodere a 120Km d’altezza, esattamente sopra Parigi. Apparentemente non ci sono conseguenze, ma le persone iniziano a comportarsi in maniera strana, eccezion fatta per il protagonista, che osserva una città in preda al delirio. In particolare è nel rapporto con la sua ragazza che il corto riesce benissimo: i dialoghi incomprensibili sono meravigliosi, con lei incapace di mantenere un filo logico, che dà risposte incoerenti o che chiede il significato di parole banalissime. Ma la sensazione è che la chiusura sia troppo frettolosa, manca un vero e proprio epilogo e si resta con un po’ di amaro in bocca.

La ricotta (Pasolini) Voto: 9
L’episodio più roboante, e secondo alcuni il capolavoro di Pasolini (perlomeno al cinema). Durante le riprese di un film sulla passione di Cristo un poveraccio chiamato Stracci, comparsa (è il ladrone buono), vive nel costante tentativo (perlopiù fallito) di mettere qualcosa sotto i denti. Pasolini prende in giro tutti, i sottoproletari che tanto amava e i ricconi borghesi che detestava, la religione in cui credeva (costò il bando del film e uno dei tanti processi all’autore) e il cinema che professava (gli esagerati e farseschi avanti-veloce, ma anche tutte le scene sulle riprese, sempre sballate, grottesche, ignobili). Soprattutto, Pasolini prende in giro se stesso, nella figura di un regista (interpretato da Orson Welles) che si vuole anticonformista ma che è in realtà succube di padroni (il suo produttore, nonché padrone del giornale a cui concede un’intervista) e padroncini (la star del film, che decide l’ordine delle riprese). E proprio l’intervista che il regista Pasolini/Welles concede al mediocre giornalista in cerca di scoop è il punto più alto di un corto altissimo: diretta, violenta, filosoficamente ambigua ma ineccepibile, c’è tutto il rancore di Pasolini verso una società che non lo capiva e che invece lui cercava di interpretare, non sempre riuscendoci. Altro momento straordinario è l’agognato pasto di Stracci, toccante e doloroso nella sua ironica messinscena (che diventerà ancor più ironica nella scena finale). Bellissimo.

Il pollo ruspante (Gregoretti) Voto: 6,5
Chiaramente il regista meno dotato dei quattro, Gregoretti riesce comunque a mantenere il livello più che buono. Un impiegato, perfetto rappresentante della nuova classe media, firma 24 cambiali per comprarsi un televisore ma durante un carosello con Topo Gigio visto insieme alla famiglia scopre che è in realtà uscito un nuovo modello. Seguono vicissitudini sui loro acquisti non necessari e sull’impellente necessità di apparire come i signorotti che non sono. La “scontentezza programmatica del consumatore” è protagonista del corto, con i figli del protagonista che recitano a memoria i vari caroselli mentre lui e la moglie inseguono sempre il nuovo, l’ultimo modello, la felicità tramite l’acquisto. Sarebbe un filo didascalico, ma viene riscattato da alcune trovate ironiche ben riuscite (su tutte, l’allegoria del pollo ruspante e del pollo d’allevamento, ma della successiva immagine coi polli proprio non c’era bisogno, inutile spiegazione del già capito) e dal controcanto di un professore universitario che tiene una lezione proprio sui comportamenti degli italiani nel consumismo post-boom (alternato ai vari episodi di vita famigliare, li descrive alla perfezione dandone un valore esemplare e beffardo).

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La Ricotta / 7 Giugno 2012 in Ro.Go.Pa.G.

ATTENZIONE su indicazione dell'autore, la recensione potrebbe contenere anticipazioni della trama

Rogopag è un film del 1963 di 4 autori diversi che raccontano 4 storia diverse: Rossellini, Goard, Pasolini e Gregoretti. Il filo conduttore di questi film è il condizionamento dell’uomo nel mondo moderno.

Pasolini in tutto questo contesto è una presenza per contrasto perchè egli prende in considerazione uomini non ancora in questo stato di condizionamento che fa da filo conduttore al film.
La ricotta è un film autonomo rispetto agli altri tre.
Pasolini dopo questo film sarà condannato a 4 mesi di reclusione per per vilipendio alla religione dello stato: aver attinto dal registro comico per trattare un soggetto religioso e per aver messo in ridicolo i suoi simboli sacri.
Il CCC (Centro Cattolico Cinematografico) proibisce la visione del film, il PM Di Gennaro dirà che è composto da una religiosità inquieta e provocatoria.
La ricotta al proprio interno ha un “Film nel Film” che fa uso di due citazioni a quadri manieristi, e può considerarsi una film autoriale: sul proprio autore e sulla sua identità.

BREVE TRAMA:
“Periferia di Roma: si gira un film sulla vita di Gesù. Il regista (Orson Welles) sulla poltrona impartisce ordini; la comparsa del ladrone buono, Stracci, preso dalla fame, cerca disperatamente di salvarsi. Vende il cane di un’attrice per comprarsi della Ricotta. Muore indigesto sulla croce durante le riprese finali del film”.

IDEAZIONE:
1962 Pasolini prende accordi con i produttori Amoroso e Amato per dirigere uno dei 4 episodi de “La vita è bella”.
La prima idea era quella di parlare di un insegnante omosessuale impiccatosi perchè non ricambiato da un suo alunno. Idea scartata.
La seconda idea fu quella di basarsi su un fatto di cronaca: un malore colse una comparsa durante le riprese del film Barabba.

Il film La vita è belle non si farà più; Pasolini incolpa Amato; Amato incolpa Pasolini.
La sceneggiatura della Ricotta sarà così rilevata da un altro produttore Alfredo Bini.

DIVERSE STESURE DELLA RICOTTA:
– “Le Fave” (perchè all’inizio invece della ricotta si pensava alle fave). Versione caratterizzata da un linguaggio esplicito e volgare; non c’era un così grande riferimento ai quadri manieristi; manca la scena dell’intervista; non ancora scritto il finale.
– di poco successiva alle fave si inizia ad introdurre l’idea dell’intervista con Pedote.
– della terza versione esistono due esemplari, uno a Roma e uno a Bologna. Si iniziano ad identificarsi i quadri manieristi (Pontormo e Rosso Fiorentino); cambio del nome nella versione Bolognese da Pedote in Pedoti; è con la versione Bolognese che Pasolini si presenta sul set.
Pedote era un magistrato con il quale Pasolini era in lite.
– l’ultima versione nasce dopo un viaggio ad Assisi, dove il regista rimane folgorato dall’idea di fare un film sul Vangelo Secondo Matteo. Quindi siamo nella condizione analoga tra i due registi (Pasolini e Welles) tutti e due alle prese con un film sulla vita di Cristo.

Pasolini ha girato la ricotta con in mente il progetto del film sul Vangelo secondo Matteo, ha interrogato il personaggio del regista come se fosse il proprio alter ego alle prese con il suo prossimo film.
Importante la domanda fatta dal giornalista: “Qual’è la sua opinione sul regista P.P.Pasolini?”.

IL PROCESSO:
1962 Prima ancora che inizino le riprese della Ricotta il film è già sotto processo perchè citato in giudizio da Amoroso il quale rivendicava i diritti sull’opera.
1963 la commissione sulla censura concede il nullaosta sulla proiezione. Pedote è offeso da fatto che l’uomo medio porti il suo nome. L’indagine viene affidata al PM Di Gennaro.
1 marzo 1963 sequestro di tutte le copie, accusa vilipendio allo Stato. Reclusione.
Processo celebrato per direttissima tra il 5 e il 7 Marzo. Il 7 una moviola di commissari, tra i quali è presente anche lo stesso Pasolini revisiona il film ben due volte. Di Gennaro porta avanti la sua analisi sul film:
– linguaggio esoterico che sfugge ai più; la ricotta parla per parabole.
– ragioni alla base delle due ricostruzioni pittoriche: Pasolini avrebbe costruito immagini sacre con l’intento di deturparle, come, per esempio, con la risata del Cristo o la musica che parte. Dinamica sovvertitrice alla base delle sequenze pittoriche.
– Stracci personaggio con doppio procedimento: prima alto e quindi profanato, poi basso e quindi sacralizzato.
Pasolini condannato per la sua opera.
La magistratura ha fatto un processo per il vilipendio alla religione dello Stato senza che i rappresentanti di tale religione abbiano espresso alcuna nota di biasimo nei confronti del film di Pasolini; il CCC considera Rogopag tra i film sconsigliati ma non ne proibisce la visione. Anzi è ben disposta verso la Ricotta perchè benevolmente guarda a un film sul Vangelo secondo Matteo.
La magistratura invece non è ben disposta nei confronti della Ricotta perchè non vede bene la collaborazione tra cattolici e comunisti.

Dopo il sequestro di tutte le copie, Bini, il produttore, corre ai ripari. Cerca in tutti i modi di recuperare le copie del film, anche modificando le parti che erano ritenuti oltraggiose. Cambia anche il titolo al film, chiamandolo Laviamoci il cervello- Rogopag.
La situazione si sbloccherà solo in Ottobre.

Esistono ben 4 versioni del film, nelle quali vengono riportate una serie di cambiamenti molto significativi [Li riassumo in una lista]:
– cambiamento cartello introduttivo letto da Pasolini;
– cambiamento di varie piste sonore: da quella dei Tableaux vivant (la riproduzione dei quadri) a quello della presentazione del giornalista che cambia da Pedote in Pedoti e poi si presenterà, nella versione finale, solo con il nome della rivista;
– taglio della scena dello spogliarello di Natalina;
– taglio della frase “Via i Crocefissi”
– taglio sonoro della frase “cornuti, cornuti”
– taglio della frase finale che da “Crepare, è stato solo il suo modo per fare la rivoluzione” cambia in “Crepare. Non aveva altro modo di ricordarci che era vivo”.

Il film presenta un problema di collocazione all’interno del film Rogopag a causa della cornice a colori che apre e chiude il film, dove in coda, riporta i titoli di coda anche degli altri tre film.
Il film si apre con due cartelli introduttivi:
– una duplice citazione evangelica, linguaggio diretto attraverso una parabola;
– un cartello letto e firmato dallo stesso Pasolini che interpella in prima persona il pubblico avvertendolo della problematicità scottante dell’opera.
La cornice a colori è composta da una natura morta con un particolare della ricotta che viene poi inquadrato con un primo piano dalla macchina da presa. Ha una forte carica Pop data dalla musica moderna, dal colore giallo brillante delle scritte e dalla mistione tra sacro e profano. Ha una costruzione fortemente simmetrica: abbiamo un equilibrio delle masse derivante dalla tradizione delle Pale d’altare. Tavola imbandita, uomini della troup disposti in modo uniforme attorno alla tavola e dei ballerini che ballano.
L’immagine è tagliata dalla linea orizzontale corrispondente alla tavola e dalla linea verticale dell’autoparlante. le due linee incrociandosi formano una croce.

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