Un’opera affascinante ma deludente / 21 Marzo 2020 in Ringu 2

ATTENZIONE su indicazione dell'autore, la recensione potrebbe contenere anticipazioni della trama

Ringu 2 è il sequel diretto di Ringu. Veramente Ringu aveva già avuto un sequel uscito contemporaneamente con il primo film, ovvero The Spiral, basato sul romanzo sequel di Ringu, sempre scritto da Kōji Suzuki. Il film però fu un flop al botteghino, soprattutto se paragonato al primo film. Si decise quindi di rifare un nuovo sequel questa volta con una sceneggiatura totalmente diversa che si distaccasse dal romanzo di Suzuki. Gli attori principali sono sempre gli stessi, di Ringu e The Spiral.
Qui Mai Takano, l’assistente del professore Ryûji Takayama nel precdente film, cerca di venire a capo dell’improvvisa e misteriosa morte del professore. Viene aiutata da Okazaki, giornalista e collega di Reiko Asakawa che intanto è fuggita insieme al figlio Yoichi, diventato muto per via delle abilità psichiche apprese dalla maledizione.
Le sue abilità psichiche derivano dalla rabbia, dal dolore e dalla paura ed è essenzialmente questa la spiegazione di tutto il film. Come per il primo capitolo della saga si preferisce virare verso un concezione paranormale e psicologica dell’orrore. Anche qui si parla molto, moltissimo di Sadako e della sua cassetta ma sembra facciano solo da sfondo alla vicenda. Di fatto vediamo poco Sadako sullo schermo, così come accadde nel precedente film, lasciando un retrogusto amaro nello spettatore che probabilmente si aspettava di assistere a una storia diversa.

Il film delude un po’ le aspettative, ha molti spunti interessanti ma si perde spesso su altri che lo sono meno iniziando a divagare e a far perdere interesse nello spettatore. Un’opera affascinante ma deludente.

Voto: 5 e mezzo che arrotondo a 6.

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