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Ring 0: Birthday

/ 20006.022 voti

Le origini della leggenda di Sadako / 22 Marzo 2020 in Ring 0: Birthday

ATTENZIONE su indicazione dell'autore, la recensione potrebbe contenere anticipazioni della trama

Ring 0: Birthday è un prequel della celebre saga di Ring che narra le origini di Sadako e della maledizione della cassetta. Come i precedenti film tratti dai romanzi di Koji Suzuki, questo non fa eccezione e si rifa a Lemonheart, una serie di racconti brevi basati proprio sul personaggio di Sadako.
Ring 0 cerca di avere una sua linearità nella sceneggiatura come con i due precedenti film della saga – escludendo Spiral (L’effettivo sequel della saga letteraria di Ring) – difatti la sceneggiatura è sempre curata da Hiroshi Takahashi, ma la regia passa Hideo Nakata a Norio Tsuruta, già con una certa esperienza con il genere horror. Cambia anche l’attrice che interpreta Sadako. Se in Ring e Ring 2 la ragazza che vediamo uscire dallo schermo e muoversi in maniera scattosa era Rie Inō, e in Spiral l’affascinante Hinako Saeki, in questo film sarà una giovane Yukie Nakama a interpretarla.

Ring 0 è finalmente il film dove Sadako è la protagonista, visto che negli altri due film precedenti sembra soltanto da fare da sfondo alla storia.
Trovo che questo capitolo del film sia il più horror della trilogia, mentre gli altri due li considero più dei thriller basati sul paranormale e con sfumature horror. Premetto che non sono un amante dei prequel nella maggior parte dei casi. A volte considero superfluo e un’inutile mossa commerciale quella di cercare di spiegare il passato degli eventi, e in questo caso un velo di mistero sul passato non faceva che rendere più intrigante il tutto. Tuttavia il film è abbastanza interessante, scorre abbastanza bene ed ha i suoi buoni momenti. Vengono analizzati meglio i poteri di Sadako e le sue potenzialità, ovvero la capacità di fare del male attraverso la rabbia e il dolore, ma anche di fare del bene compiendo dei veri e propri miracoli grazie all’amore. Dimostrazione di come Sadako non sia solo un demone carico d’odio.
Il film tuttavia appare contraddittorio in alcuni punti, non spiega, o se lo fa non lo fa bene, certi aspetti di Sadako. Il film infatti è assai confuso lasciando un po’ perplessi dopo la visione.
Per chi ha apprezzato la saga e per chi apprezza l’horror giapponese è sicuramente un film da vedere.

Voto: 6

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1 Novembre 2017 in Ring 0: Birthday

ATTENZIONE su indicazione dell'autore, la recensione potrebbe contenere anticipazioni della trama

Arrivato al terzo capitolo, senza considerare l’episodio apocrifo Spiral (1998), la saga giapponese Ring fa un passo indietro, chiudendo metaforicamente il cerchio (giusto per restare in tema di anelli), sfornando un prequel che racconta la storia di come, trent’anni prima delle vicende dei film precedenti, si sia arrivati alla morte di Sadako Yamamura e alla creazione della nefasta videocassetta che uccide, dopo sette giorni, chiunque la guardi. Lo sviluppo della storia ricorda quella di Carrie, con la giovane ragazza che, unitasi a una troupe teatrale dopo la morte della madre, si trova al centro di un intreccio di gelosie e amori non corrisposti che finiranno col far emergere i suoi terrificanti poteri. Il film è tratto dal racconto di Koji Suzuki, anche autore della sceneggiatura, Lemonheart, contenuto nella raccolta Birthday (Bāsudei 1999), inedita in Italia e che raccoglie tre storie brevi, tutte ambientate nel medesimo universo narrativo dei romanzi Ring, Spiral e Loop, dove l’elemento ricorrente è proprio Sadako. Cambia l’attrice che interpreta la protagonista, Rie Ino’o lascia il ruolo a Yukie Nakama. Avvicendamento anche alla direzione, che passa da Hideo Nakata, regista dei primi due film, al meno dotato Norio Tsuruta, autore nel 2007 di un’altra riduzione di un racconto di Suzuki, Crociera di sangue (Dream Cruise), ma il problema del film non è la regia senza particolari guizzi, ma il concetto stesso del voler raccontare e rendere esplicito tutto ciò che è avvenuto prima, non concedendo più niente all’immaginazione dello spettatore e al fascino di una storia misteriosa. Aspetto, quest’ultimo, reso sempre più evidente dal proliferare, non solo in ambito horror, di prequel desiderosi di narrare antefatti a vicende già note.

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