Recensione su Rifkin's Festival

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Un film che sembra un epitaffio / 6 Settembre 2021 in Rifkin's Festival

Con Rifkin’s Festival, Woody Allen firma un film che sembra un epitaffio.

Approfittando di una bella gita in Europa (grazie a questo film, ho aggiunto San Sebastián alla lista dei posti da vedere almeno una volta nella vita), cita e omaggia alcuni dei suoi registi preferiti, si cita continuamente (sarà l’ambientazione spagnola, ma, per esempio, il tipo di relazione tra il personaggio di Elena Anaya e il pittore mi è sembrato proprio quello dei personaggi interpretati da Penelope Cruz e Bardem in Vicky Cristina Barcelona), parla dei film famosi che non gli piacciono (come ha già fatto nella sua biografia letteraria, A proposito di niente, 2020), parla della (e, in questo caso, con la) Morte, seppure per interposta persona (come ha già fatto in altre occasioni: la prima che mi viene in mente è Basta che funzioni), disserta di relazioni complicate con le donne.

Il risultato è un film convenzionalmente alleniano (il che non è un male) che, però, a dispetto di altri lavori del regista, appare così rilassato da non suscitare nessuna emozione particolare.
Personalmente, mi è sembrato il divertissement di un uomo che sta seriamente facendo i conti con gli anni che ci teneva a ribadire alcuni concetti a lui cari, ma altrove già espressi.
A suo modo, è un film gradevole, luminoso a dispetto degli argomenti crepuscolari che affronta (ordinatissima, se così posso definirla, la fotografia di Storaro), ma, in qualche modo, non necessario (il mio voto, forse un po’ inclemente, è dovuto soprattutto al fatto che, per me, rappresenta un surplus, nella filmografia di Allen).

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