Recensione su Rifkin's Festival

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OLD BOY / 23 Agosto 2021 in Rifkin's Festival

“Rifkin’s Festival” non è altro che l’ennesima goccia nel mare magnum della filmografia Alleniana. Soliti temi, solite dinamiche, solito Allen stanco.
Se vogliamo è la versione più anziana del precedente “Un giorno di pioggia a New York”. Non è necessariamente un difetto visto che una delle cose meno funzionanti di “Un giorno di pioggia” era proprio l’attrito tra i giovani attori e le parole che gli uscivano dalla bocca. Ragazzi di vent’anni che parlavano come ex sessantottini oggi ultraottantenni. In “Rifkin’s Festival” l’età più matura dei protagonisti rende tutto più ricevibile.

Un ostacolo enorme in questo film è proprio ciò che accade al povero Rifkin. Se la relazione tra la moglie sessantenne di Rifkin e un giovane regista è plausibile, la relazione tra Rifkin e una giovane dottoressa spagnola assolutamente no. Il personaggio interpretato da Wallace Shawn oltre ad essere meno attraente di Woody Allen (possibile?) è anche poco intrigante come mente, come intellettuale. Non è stuzzicante sul piano intellettuale, non è un affabulatore tale da convincere una donna più giovane di lui di cinquant’anni a frequentarlo assiduamente. No, è un totale sconosciuto a forma di uomo tartaruga. Mi spiace, ma non funziona.

Apprezzabile l’omaggio ai grandi maestri del cinema europeo come Truffaut, Fellini, Brunuel, Bergman. Non capisco l’inserimento di Orson Welles in quest’ottica ma va bene così. Omaggi molto belli sotto il profilo tecnico, meno da quello narrativo.

Allen non può più fare meglio di così…il suo cinema è ormai stanco e questa ossessione di dover far uscire un film all’anno, tipo festa comandata, non lo aiuta a fare meglio. Un vero peccato perché in ogni film di Allen c’è una battuta brillante, puramente Alleniana, ma buttata in opere da poco e tutte uguali. Se solo potessimo rimuovere le battute migliori da dieci- quindici filmetti avremmo un nuovo capolavoro firmato Allen.

Voto: 5,9

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