19 Dicembre 2012 in Niente da dichiarare?
Questo invece visto in francese su proposta di amica E, belgofila come me perché la conobbi in Belgio in Erasmus.
Il regista-protagonista è lo stesso di Giù al nord (del remake italiano non parliamone tranquillamente), e lo schema del film pure non è molto diverso. Boon (oh, si chiama così) gioca sulle differenze di lingue, sui confini, fisici e culturali, come nel film precedente. 1986 (o no? Boh, controllate voi), alla vigilia dell’apertura delle frontiere nell’Europa Unita. Alla dogana tra Francia e Belgio ci sono due doganieri, uno infervorato nazionalista belga che odia i francesi (ed è il solito Benoit Poolverde, la maggior gloria cinematografica belga) e l’altro che ama la sorella del collega belga ma teme la di lui reazione. E niente, litigi, personaggi macchiettistici (anche il solito Bouli Lanners, il regista-attore che venne a farci un seminario a Liège), il belga e il francese si mettono insieme per formare una pattuglia di dogana franco-belga, con lo scopo di fermare un traffico di droga, e l’amore e tutto trionferà. Il film non è troppo di speciale, andrebbe, come il primo, visto in originale per rendersi conto degli accenti, ma soprattutto all’infuori delle due nazioni suddette non so quanto possa essere compreso, e quindi se ne possa ridere, l’odio tra i franchi e i belgi. Che è atavico e bilaterale, anche se in Belgio di solito sono più impegnati a scannarsi tra di loro tra francofoni e fiamminghi (a morte i fiamminghi!). Solo per dire insomma che non avendo questa base si rischia di perdere parecchio, di un film che resta comunque godibile pur senza essere davvero nulla di che.