Comunque è da non perdere, c’è un succulento Sam Rockwell e una bella mimesi di Katy Bates e il protagonista Paul Walter Hauser. Certo sarebbero da ascoltare in lingua (e da stamattina è clandestinamente possibile…).
Tra l’altro, uno dei film più orientati a sinistra di Clint. Se solo quelli che negli anni Venti del Ventunesimo secolo che si proclamano di sinistra conoscessero gli ideali di sinistra, non avrebbero criticato questo film
Grazie di aver considerato di commentare il film sotto il mio commento, ma non posso rispondere per “quelli che si proclamano di sinistra”, non avendomi fornito elementi sufficienti per intuire a chi ti riferisci in particolare o in generale, o se includevi anche me in quel numero.
Forse chiedi il mio parere, nel qual caso direi che quella che hai fatto mi sembra una semplificazione sia del racconto del film, sia della sua produzione, sia della reazione del pubblico o della critica, sia dell’orientamento politico di questi. Io non so se posso dirmi di sinistra, ma so che mi irrita (perché né rilevo i vizi di forma) chi cerca di capitalizzare sulla presunta ipocrisia di questo orientamento ideologico. Perdonami il tono passivo-aggressivo della mia risposta, che deriva da questa irritazione. Magari troverai opportuno alleviarla dopo averla causata, cosa di cui ti sarei quindi molto grato.
Non so cosa intendi davvero per “sinistra” quando sostieni che questo film (il suo racconto, suppongo) vi sia orientato. Gli ideali di sinistra, per me, non sono cristallizzati in una serie di precetti e bandiere ma sono il carburante di una partecipazione continua e di una resistenza sempre attenta alle mutevoli minacce all’interesse collettivo. Dire che un film è di sinistra perché spunta un tot di caselle di un formulario standard è una leggerezza che rischia anche di essere fuorviante, dovresti prestarci maggiore attenzione. La sinistra americana è impegnata in varie battaglie contro le ingiustizie sistemiche, quindi da storie eccezionali come questa può rilevare solo retorica e rumore (alla stregua del benaltrismo, dello “all lives matter”, del “non sono intollerante ma”, degli appelli alla non-violenza e degli appunti sulla “opportunità” delle manifestazioni di rabbia), retorica e rumore ostili alla resistenza e vantaggiose per il corso indisturbato delle ingiustizie e la conservazione dei privilegi tradizionali. Difficile in queste condizioni e in questo senso sostenere che “Richard Jewell” sia un film di sinistra. Forse intendevi qualcos’altro ma non arrivo a immaginarlo.
Certo anche il mio commento è molto leggero. In altre occasioni su questo sito ho articolato meglio il mio pensiero, ma qui ho ritenuto di non farlo per una serie di ragioni: era la stagione degli Oscar e dovevo recuperare tanti film, quindi non avevo modo di elaborare in maniera estesa su tutti; sono un ammiratore quasi incondizionato della quasi totalità del lavoro di Clint Eastwood da regista, tuttora, quindi quando non ho da dire qualcosa di buono sul suo lavoro preferisco astenermi; non mi sono astenuto del tutto solo perché volevo esprimere la mia delusione per la sua attività di propaganda proprio tramite i film durante l’era Trump (della sceneggiata della sedia alla convention repubblicana per esempio me ne sono bellamente disinteressato, in pubblico, perché col cinema non ha niente a che fare).
Faccio notare anche che il mio voto è positivo e più che sufficiente, perché la storia in sé l’ho apprezzata, perché ci ho riconosciuto la solita urgenza narrativa di Clint Eastwood nei suoi lavori, e in un commento successivo ne ho riconosciuto anche alcuni pregi della fattura. Lo rivedrei volentieri, a differenza di film peggiori per forma e sostanza come ad esempio l’imbarazzante e indifendibile “Ore 15:17 – Attacco al treno”.
Sì, questo commento poteva essere molto più breve e offensivo (sei parole, di cui una parolaccia), ma sono fiero di avere evitato un esito tale 🙂
Mi sono un po’ stufata del didascalismo e della retorica di Clint (ma credo che vedrò lo stesso il film 😀 ).
@Stefania non ti vorrai perdere proprio la 41° regia di Clint XD
@traianoslive: le tentazione è forte 🙁
@Stefania i film di Clint (41) e Woody (50+) sono così rari da rappresentare un evento più unico che raro 😀
Comunque è da non perdere, c’è un succulento Sam Rockwell e una bella mimesi di Katy Bates e il protagonista Paul Walter Hauser. Certo sarebbero da ascoltare in lingua (e da stamattina è clandestinamente possibile…).
Tra l’altro, uno dei film più orientati a sinistra di Clint.
Se solo quelli che negli anni Venti del Ventunesimo secolo che si proclamano di sinistra conoscessero gli ideali di sinistra, non avrebbero criticato questo film
Grazie di aver considerato di commentare il film sotto il mio commento, ma non posso rispondere per “quelli che si proclamano di sinistra”, non avendomi fornito elementi sufficienti per intuire a chi ti riferisci in particolare o in generale, o se includevi anche me in quel numero.
Forse chiedi il mio parere, nel qual caso direi che quella che hai fatto mi sembra una semplificazione sia del racconto del film, sia della sua produzione, sia della reazione del pubblico o della critica, sia dell’orientamento politico di questi. Io non so se posso dirmi di sinistra, ma so che mi irrita (perché né rilevo i vizi di forma) chi cerca di capitalizzare sulla presunta ipocrisia di questo orientamento ideologico. Perdonami il tono passivo-aggressivo della mia risposta, che deriva da questa irritazione. Magari troverai opportuno alleviarla dopo averla causata, cosa di cui ti sarei quindi molto grato.
Non so cosa intendi davvero per “sinistra” quando sostieni che questo film (il suo racconto, suppongo) vi sia orientato. Gli ideali di sinistra, per me, non sono cristallizzati in una serie di precetti e bandiere ma sono il carburante di una partecipazione continua e di una resistenza sempre attenta alle mutevoli minacce all’interesse collettivo. Dire che un film è di sinistra perché spunta un tot di caselle di un formulario standard è una leggerezza che rischia anche di essere fuorviante, dovresti prestarci maggiore attenzione. La sinistra americana è impegnata in varie battaglie contro le ingiustizie sistemiche, quindi da storie eccezionali come questa può rilevare solo retorica e rumore (alla stregua del benaltrismo, dello “all lives matter”, del “non sono intollerante ma”, degli appelli alla non-violenza e degli appunti sulla “opportunità” delle manifestazioni di rabbia), retorica e rumore ostili alla resistenza e vantaggiose per il corso indisturbato delle ingiustizie e la conservazione dei privilegi tradizionali. Difficile in queste condizioni e in questo senso sostenere che “Richard Jewell” sia un film di sinistra. Forse intendevi qualcos’altro ma non arrivo a immaginarlo.
Certo anche il mio commento è molto leggero. In altre occasioni su questo sito ho articolato meglio il mio pensiero, ma qui ho ritenuto di non farlo per una serie di ragioni: era la stagione degli Oscar e dovevo recuperare tanti film, quindi non avevo modo di elaborare in maniera estesa su tutti; sono un ammiratore quasi incondizionato della quasi totalità del lavoro di Clint Eastwood da regista, tuttora, quindi quando non ho da dire qualcosa di buono sul suo lavoro preferisco astenermi; non mi sono astenuto del tutto solo perché volevo esprimere la mia delusione per la sua attività di propaganda proprio tramite i film durante l’era Trump (della sceneggiata della sedia alla convention repubblicana per esempio me ne sono bellamente disinteressato, in pubblico, perché col cinema non ha niente a che fare).
Faccio notare anche che il mio voto è positivo e più che sufficiente, perché la storia in sé l’ho apprezzata, perché ci ho riconosciuto la solita urgenza narrativa di Clint Eastwood nei suoi lavori, e in un commento successivo ne ho riconosciuto anche alcuni pregi della fattura. Lo rivedrei volentieri, a differenza di film peggiori per forma e sostanza come ad esempio l’imbarazzante e indifendibile “Ore 15:17 – Attacco al treno”.
Sì, questo commento poteva essere molto più breve e offensivo (sei parole, di cui una parolaccia), ma sono fiero di avere evitato un esito tale 🙂