Religiolus - Vedere per credere

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Religiolus - Vedere per credere

Bill Maher è un noto comico televisivo statunitense: da anni, gira per il mondo incontrando i maggiori rappresentanti delle religioni e dei culti conosciuti.
Stefania ha scritto questa trama

Titolo Originale: Religulous
Attori principali: Bill Maher, Jose Luis De Jesus Miranda, Andrew Newberg, Steve Burg, Tal Bachman, Jonathan Boulden, Francis Collins, George Coyne, Benjamin Creme, Jeremiah Cummings, Fatima Elatik, Yahuda Etzion, Reginald Foster, Mohamed Junas Gaffar, Bill Gardiner, Ted Haggard, Ken Ham, Larry Charles, Tom Cruise, Jerry Falwell, Billy Gibbons, Dusty Hill, Michael Jackson, John McCain, Britney Spears, Mostra tutti

Regia: Larry Charles
Fotografia: Anthony Hardwick
Produzione: Usa
Genere: Commedia, Documentario
Durata: 101 minuti

Dove vedere in streaming Religiolus - Vedere per credere

3 Aprile 2013 in Religiolus - Vedere per credere

ATTENZIONE su indicazione dell'autore, la recensione potrebbe contenere anticipazioni della trama

(Sostituto del film a cui mi hanno lasciato fuori, hell)
Grande timore, dato dal fatto che il regista fosse lo stesso di Borat (noiiiiiiiiiiia!)
Invece no. La telecamera segue il viaggio di Bill Maher, caustico (credo, chi lo conosce, lì era caustico) umorista di quelli da cabaret americano, attraverso le varie religioni, armato di dialettica e ansioso di confronto. Finisce 10 a 0 per gli atei contro i credenti, che non riescono mai a rispondere per le rime al buon Billy, vengono fatti letteralmente a pezzi. Quasi fanno tenerezza. Si passa dalla Cappella dei Camionisti Cristiani al centro per la rieducazione degli omosessuali, agli imam, ai negozianti di souvenir ebrei, a San Pietro, a Gerusalemme. Si ride molto, ci si sente migliori e consapevoli che di certo un film così chi ne avrebbe bisogno, per porsi un paio di domande più del solito, non lo vedrà mai. Sigh. Tu però ti sei divertito (ah, chi ne avrebbe bisogno=i miei nonni).

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12 Agosto 2012 in Religiolus - Vedere per credere

Questo film è una cazzata.
Prima di portare qualsiasi argomentazione a sostegno di un’affermazione così tranchant, do le mie credenziali, come si usa in questi casi per premunirsi dagli attacchi dei più “de coccio” tra i lettori: sono ateo. Fine delle formalità, inizio delle spiegazioni.
E’ comprensibile che chi condivide il punto di vista dell’autore si lasci scappare più di qualche risata di fronte al talento comico di Maher (del resto è il suo mestiere) ma, dopo aver seguito il film con la panza, urge una ripassata a freddo col cervello, soprattutto data la mole dell’argomento. In pratica il film si riduce a una ridicolizzazione della religione, di qualsiasi religione, e gioca facile, ovvero intervista gli individui più strampalati del pianeta innalzandoli al grado di credente medio. I dibattiti teologici consistono nei fanatici che, come è loro solito, parlano per frasi fatte, Bill che ride loro in faccia e fa obiezioni ragionevoli ma scontate e infine i fanatici di prima ammutoliscono poiché, ovviamente, non sanno cosa rispondere in quanto generalmente persone ignoranti e intellettualmente poco dotate. Le uniche volte in cui Maher si prende la briga di intervistare persone di una certa cultura sono quelle in cui dialoga con sacerdoti eterodossi e/o appartenenti al mondo scientifico che gli danno man forte e se la ridono con lui. Ma un teologo competente era così difficile da trovare?
Poi c’è l’elencazione di tutte le credenze anacronistiche e le fabbricazioni mitologiche contenute nei precetti e nei testi sacri. Grazie Bill, mi serviva un film e la tua aria di gioviale superiorità per accorgermi di quanto fossero assurde certe superstizioni, da solo non ci sarei arrivato con il mio misero buon senso… ma solo perché io non sono chiunque, perché così a naso sembra che chiunque possa arrivarci. Soffermarsi su certe baggianate, per quanto esistano ancora persone che ci credono (capirai, la mamma degli idioti è sempre incinta), sembra inutile e anacronistico almeno quanto le baggianate stesse. Se non sbaglio Nietzsche ha già detto la sua un secolo fa e da allora il pensiero umano ha intrapreso una scoscesa e accidentata via all’insegna del relativismo e del nichilismo, quindi perché non lasciare semplicemente che la Storia faccia il suo corso e che certe boiate vadano dove fa loro più piacere, e cioè a farsi benedire? Ci si sarebbe risparmiati un bel po’ di sterile ovvietà. O forse sono io che sono troppo ottimista.
Ma, fossero solo queste le pecche del film, si tratterebbe soltanto di un prodotto inutile. Invece è presente anche una sottile ma sostanziale dose di disonestà. In primis perché Maher mette ogni religione essenzialmente sotto lo stesso cappello, facendo intendere che in fondo l’unica cosa che le differenzia è il livello raggiunto nella gara a chi le spara più grosse, e poi perché offre una visione estremamente parziale, in cui l’estremismo è l’unica manifestazione religiosa possibile. L’ipotesi di una fede moderata e moderna o di un sentimento spirituale individuale, che non rientri nei dogmi delle religioni organizzate, non è neppure presa in considerazione. Nel predicozzo finale l’autore arriva addirittura ad accusare chiunque abbia un credo religioso di essere un fiancheggiatore dei violenti e dei terroristi. “Siete come le mogli dei mafiosi!” Ma mi facci il piacere, mi facci. Infine, la pellicola raggiunge il suo punto più basso quando sposta la sua attenzione sull’Islam. In questo caso vengono evidenziati tutti i limiti di Maher e della sua provenienza ebraico-ammeregana, visto che improvvisamente Islam è uguale ad attentati suicidi-Al Qaeda-discriminazione delle donne-jihad-caccia all’infedele e ci si perde tra esplosioni varie, sguardi torvi e proclami violenti. Che nel mondo musulmano esistano forze nazionaliste che strumentalizzano la religione per fini politici e lotte di potere? Il buon Bill non se lo chiede, così come non lo fa riguardo i fondamentalisti cristiani che fecero eleggere Bush. Anzi, quando qualcuno insinua il movente politico, lui se la ride perché è chiaro che la religione è sempre la radice di tutti i mali e mai un pretesto. Per un occhio attento e conoscitore di certe tematiche non è difficile individuare in certi atteggiamenti la solita insopportabile supponenza americana che guarda dall’alto in basso le culture a lei estranee senza darsi pena di conoscerle meglio. Non è necessario esplicitare più di tanto che questo è indice di un malcelato razzismo e imperialismo culturale da parte di chi si ritiene senza mezzi termini più evoluto e progredito rispetto a ciò che non comprende. Immancabile la strizzata d’occhio a Israele che viene dipinto come il solito instabile rifugio per un manipolo di irriducibili Ebrei che cercano solo un po’ di pace dopo l’olocausto (peccato che il sionismo sia nato a fine ‘800) e che sono costretti perennemente a difendersi con le unghie e con i denti (o con le bombe al fosforo made in U.S.A.) dalla furia musulmana che, non si sa perché, brama la loro distruzione. Come contraltare chi ti metto? Un bell’ebreo-ortodosso-con-tanto-di-cartellino-antisionista che stringe la mano ad Ahmadinejad. Il quadro grottesco è completo e l’effetto assicurato.
Non ci siamo. Un film come questo non è solo inutile perché non fa progredire nessun dibattito ma, per i mezzi che utilizza e i messaggi che lascia trapelare, risulta anche disonesto e si inserisce tra le fila (in costante aumento) di quel saccente fondamentalismo ateo/agnostico che, se possibile, risulta quasi più insopportabile di quello religioso.

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8 Settembre 2011 in Religiolus - Vedere per credere

Premessa necessaria: io sono agnostico, quindi la mia tiepida reazione al film non è dovuta a credenze religiose. Mi pare giusto precisarlo, vista la caparbietà con cui Bill Maher tenta di smontare i cardini dei diversi credo.
Quello che mi è difficile cogliere è però il senso di un documentario di questo tipo. L’approccio così direttamente sarcastico e beffardo con cui si prende gioco della fede delle persone porterà inevitabilmente un credente a interromperne la visione, ben prima che si ponga delle domande sul contenuto del messaggio. Il risultato è che serve solo a convincere i convinti, ovvero coloro che già hanno un approccio scettico verso la religione e che guardando Religulous si faranno probabilmente due risate. Un approccio che tra l’altro, nella foga del voler mostrare la propria ragione, porta anche ad affrontare certi aspetti in modo volutamente parziale e quindi superficiale(vedi certi passaggi sull’Islam). A dimostrazione dei suddetti intenti, poco consoni ad un buon documentario, è il discorso conclusivo, impropriamente dogmatico.
Sufficienza raggiunta giusto per la curiosa panoramica su certi culti minori e per alcuni passaggi più ispirati del resto(come l’intervista al senatore).

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Ok, hai vinto / 12 Marzo 2011 in Religiolus - Vedere per credere

Che dire… quando scopri che esiste la chiesa della marijuana, allora capisci che al mondo ci sono persone che hanno vinto in partenza…
Il documentario è molto carino, anche se la discussione filosofica è ovviamente stata moooolto semplificata per adattarsi alle esigenze televisive. Buoni spunti di riflessione però.

Un sei politico / 26 Febbraio 2011 in Religiolus - Vedere per credere

Gesù non esiste, Dio non esiste, è solo una stupida favoletta inventata e anche troppo assurda per poter pensare che sia vera. Con questi presupposti il film racconta al grande pubblico quali sono le varie religioni , fa interviste, visita luoghi e smonta senza remore le teorie di chiunque. Bill Maher, a cui piace vestire i panni di Micheal Moore, è un ateo convinto, è un comico satirico, e non ha mezzi termini per sostenere che alcune religioni sono assolutamente prive di fondamento, che sono assurde. Intervista politici, uomini di chiesa, religiosi e con prove alla mano e la battuta sempre pronta smonta le loro teorie, li mette in difficoltà e in imbarazzo.. C’è di buono che almeno una volta tanto affronta la religione in maniera diversa dal solito (come fece zeitgeist tempo addietro), c’è di cattivo che risulta talmente antipatico che se avesse avuto un pò più di astuzia e rispetto verso la religione altrui, forse le persone si sarebbero dimostrate più disponibili a parlare con lui e lui avrebbe avuto più materiale per far valere le sue teorie.

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