9 Agosto 2012 in Rasputin

In questa pellicola, Louis Nero tenta la via della sperimentazione, giocando a fare un po’ il Kubrick di “Barry Lyndon”, con la docu-fiction che tenta la via dell’innovazione perdendosi lungo la strada. Da un punto di vista prettamente cinematografico il film sarebbe da dimenticare, scritto piuttosto male ed interpretato peggio, ma è da un punto di vista artistico che si riesce a trovare qualcosa di positivo: split screen, sovrapposizioni di immagini e punti di vista, fotografia assolutamente interessante, “attiva”, funzionale alle scene. È questa cura per i dettagli tecnici che salva il film dalla bocciatura totale, a mio parere. Louis Nero ha lavorato sulle scene come fossero dei quadri in movimento, curando egli stesso la fotografia ed il montaggio, e siccome ci lamentiamo spesso di vedere sempre gli stessi film italiani, almeno possiamo apprezzare lo sforzo. Il punto è che non basta una messa in scena elaborata per fare un film di buon livello: i dialoghi sembrano uscire da una recita di teatranti amatoriali, e verso metà film si cominciano a desiderare i titoli di coda.

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