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Rasen

/ 19986.08 voti

Un sequel da dimenticare / 21 Marzo 2020 in Rasen

ATTENZIONE su indicazione dell'autore, la recensione potrebbe contenere anticipazioni della trama

Purtroppo Rasen (Spiral) è un sequel da dimenticare. Uscito lo stesso anno di Ringu, il film fu un flop commerciale tanto che si decise di fare un nuovo sequel (Ringu 2) con una nuova sceneggiatura che si distaccasse da questa.
Questa sceneggiatura segue infatti più o meno fedelmente il sequel letterario di Ringu, ovvero Rasen (Spiral) scritto sempre da Kōji Suzuki.
Il film si svolge il giorno dopo degli accadimenti del film precedente. Il dottor Mitsuo Ando, amico del defunto Ryûji Takayama, deve eseguire l’autopsia su quest’ultimo, trovando all’interno del suo stomaco un misterioso biglietto con un codice da decriptare. In seguito viene a conoscenza di una misteriosa cassetta che uccide chiunque la guardi dopo 7 giorni. Il dottore con istinti autolesionisti e suicidi dopo la morte del figlio, guarda noncurante la cassetta, salvo poi pentirsene quando scopre che la maledizione a lei legata è reale.
Reiko Asakawa e suo figlio Yoichi muoiono in un incidente e il diario di lei viene trovato da un collega. La maledizione sembra estendersi dalla cassetta al diario di Reiko attraverso la scrittura. La storia prende allora una piega ancora più surreale e paranormale, tra storie d’amore, clonazioni e parti lampo.
Se ho apprezzato la regia e la fotografia di Joji Iida, regista del primo adattamento di Ringu per la televisione nel 1995, non posso dire lo stesso della sceneggiatura e del film nel suo complesso che delude ampiamente le aspettative dello spettatore. Gli spunti interessanti ci sono, ma sono più quelli che fanno storcere il naso. Anche qui non aspettatevi una larga presenza di Sadako. E’ quasi del tutto assente durante il film e la cassetta maledetta sembra solo un pretesto per far scorrere un film che più di un horror sembra un thriller con pieghe sentimentali.

Voto: riesce a raggiungere forzatamente la sufficienza. 6

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Anomalo sequel / 8 Dicembre 2016 in Rasen

ATTENZIONE su indicazione dell'autore, la recensione potrebbe contenere anticipazioni della trama

Tratto dal romanzo Rasen, secondo capitolo della serie “Ringu” di Kôji Suzuki, quest’anomalo sequel è uscito in Giappone contemporaneamente al film capostipite di Hideo Nakata e riprende la storia da dove l’aveva lasciata, anche se con altri personaggi. Ryuji Takayama (Miki Nakatani), ex-marito di Reiko Asakawa e padre di Yoichi Asakawa, protagonisti del film precedente, è morto a seguito della maledizione della videocassetta. L’autopsia è eseguita dall’amico Mitsou Andou (Koichi Sato), uomo tormentato per la morte del figlioletto, che rinviene all’interno del suo corpo un biglietto con un misterioso messaggio. L’anatomopatologo inizia così un’indagine, insieme alla sua ambigua assistente, sulla morte dell’amico che lo porterà a conoscenza della vicenda di Sadako Yamamura (Hinako Saeki), della videocassetta maledetta e di una letale minaccia che incombe su tutta l’umanità. Come spesso succede nei sequel, in questo film si alza il tiro e la portata della vicenda del film originale ma è svolta senza particolari guizzi e pregi. La trama, che vira sensibilmente dall’horror metafisico alla fantascienza, segue con poche variazioni quella del romanzo (il terzo capitolo della saga letteraria, Loop, accentuerà ancora di più questo fatto tanto che si potrà considerare a tutti gli effetti un romanzo fantascientifico). Il regista Joji Iida era già stato responsabile della sceneggiatura del “Ringu” televisivo del 1995, prima trasposizione del romanzo, antecedente al film di Nakata. Lo scrittore Suzuki compare nel film in un piccolo cameo.
Dato lo scarso successo commerciale la produzione decise di approntare un sequel alternativo facendo tornare al timone della saga Hideo Nakata. “Ringu 2” uscì l’anno successivo, la trama prese altre direzioni rispetto ai romanzi e The Spiral diventò così una specie di apocrifo in questa saga che ancora oggi continua a sfornare sequel e remake.

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