Il messico secondo Ejzenstejn / 9 Marzo 2014 in Que Viva Mexico!

Cosa succede quando il più importante regista russo si ritrova in un paese come il Messico? Gira un film, risposta logica quanto scontata. Ma che succede quando decide di mostrarci quella nazione attraverso una visione mista tra la freddezza del documentarismo e la meraviglia del film a soggetto? Si ottiene “Que viva Mexico”, il film a episodi incompiuto di Ejzenstejn e per lungo tempo sconosciuto in patria. Infatti, ai tempi in cui il regista gira il governo comunista di Stalin non trova interessante tutto il materiale girato dal povero Sergej, che lentamente cade nel dimenticatoio. Solo nel 1979 il regime decide di impossessarsi dei negativi della pellicola (dal 1954 proprietà Museo d’arte moderna di New York) che vengono rielaborati da Grigorij Aleksandrov, collaboratore del regista.

Cosa dire però di questo film? Si può dire che inizia come un documentario, dove osserviamo le spiagge, le strade, le usanze, gli uomini, gli animali che vengono ossservati con curiosità, ma senza troppo sentimentalismo: il matrimonio di una giovane ragazza, la corrida, il carnevale con le maschere grottesche dei conquistadores e dei teschi, simbolo di morte. E proprio la morte è la costante presenza di questa narrazione, che presenta una faccia opposta a quella di un Messico allegro e festoso che siamo spesso abituati a vedere: un messico sconvolto dalla guerra civile, scandito dai canti di morte delle vedove dei ribelli e dal lento passo delle processioni funebri.

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