Berlinguer ti voglio bene. / 14 Giugno 2014 in Quando c'era Berlinguer

Si comprende benissimo l’affetto che Veltroni prova ancora nei confronti di Berlinguer ed è tale palese sentimento che mi convince, alla fine, a giustificare le evidenti pecche “strutturali” di questo documentario, poiché da tale affetto è difficile restare immuni.
Berlinguer è stato uomo coerente ed appassionato, capace di fare dell’impegno politico uno stile di vita.
Il suo sacrificio fisico, poi, è innegabile: le sequenze, impietose e drammatiche, che mostrano gli ultimi, intensi attimi del famoso comizio di Padova valgono più di mille disamine e rendono giustizia all’impegno morale di questo grand’uomo.

Uno dei difetti più grossi del lavoro di Veltroni, però, oltre al tono agiografico connaturato inevitabilmente a questo genere di opere, da cui peraltro tenta di allontanarsi tentando di porre in scena i fatti nella loro oggettività, senza riuscirvi appieno, mi è parsa l’assenza di “contorno”: stando a questo documentario, pare che Berlinguer agisse ed operasse in totale solitudine, come se il Partito e l’elettorato (inteso come forza politica) quasi non esistessero se non in qualità di “massa” senza una particolare caratteristica, se non quella dell’approvazione pressoché incondizionata nei confronti del leader (“il più amato”), il che mi pare poco convincente e, ahimé, tendente al deistico.

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