25 Giugno 2015
Un ruolo difficilissimo da interpretare quello del cieco. Al Pacino entra nella Hall of Fame con questa pellicola dopo aver passato molto tempo a studiare in case di ciechi. Recita sempre senza occhiali, con gli occhi sbarrati nel vuoto e senza mai sbattere ciglio. Bellissima la rinomata scenda del Tango. Colonna sonora e dialoghi molto profondi. Un capolavoro. Affiancato da un giovane Chris O’Donnell che ci mette del suo, Pacino porta a casa l’Oscar. Anche Vittorio Gassman si inchina a questo remake.
Recensione da Oscar
Posto che, qui, Pacino sia davvero bravo, trovo infelice dire che Gassman gli si debba inchinare 🙂
I due film, questo di Brest e quello del ’74 di Risi, sono quanto di più lontano possa esistere: i pretesti narrativi del militare cieco e del suo viaggio sono, per l’appunto, pretesti e le similitudini tra i due film finiscono qui. L’interpretazione dei due attori è profondamente diversa, perché diverso è il personaggio che ciascuno di essi interpreta e differenti sono i motivi delle loro disillusioni.
Ieri, qui sul sito, si stava discutendo sui Joker interpretati rispettivamente da Nicholson e Ledger nei “Batman” di Burton e Nolan: credo che, in questo caso, possa valere lo stesso discorso. Il paragone, a parer mio, non ha motivo di esistere, perché i personaggi interpretati sono stati “scritti” in maniere diverse, perché gli attori che li interpretano e caratterizzano hanno formazioni ed esperienze e sensibilità diverse, perché si tratta, sostanzialmente, di due film diversi 🙂
Sempre un piacere ricevere critiche da te Stefania! 🙂
Non è una critica, è un consiglio 😉
Questo film è di gran lunga inferiore all’originale del sommo Dino Risi e del perfetto, intensissimo Gassman. Pacino è indubbiamente bravo nel ruolo, Al è un colosso, ma insomma non è ne il suo miglior film ne la sua migliore interpretazione, l’oscar l’avrebbe meritato in ben altre occasioni, ma questo è quel tipo di film che fa sbrdolare l’Academy.
E si, sono due opere ben diverse, questo di Brest è decisamente più banalizzato, patinato, di facile presa, mantre Risi, a suo tempo, mise in s cena un vero (melo)dramma asciugato di tanti fronzoli e decisamente più cattivo e corposo.
E poi, perdonatemi, Gassman non si inchina, Gassman insegna…
@rodriguez86: chapeau.
Chissà se, in occasione del quindicesimo anniversario della sua morte, in tv gli dedicheranno un’accurata (e fruibile) programmazione. Intanto, nei giorni scorsi, Rai Storia si è premurata di trasmettere il bel documentario “Vittorio racconta Gassman” (2010) di Scarchilli https://www.nientepopcorn.it/film/vittorio-racconta-gassman-una-vita-da-mattatore/