Recensione su Profondo rosso

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28 Luglio 2013

ATTENZIONE su indicazione dell'autore, la recensione potrebbe contenere anticipazioni della trama

L’ho rivisto anch’io Giovedì sera, lo faccio ogni volta, ne sento proprio il bisogno, la voglia matta di ritrovare, con un pizzico di nostalgia e anche di commozione, il vero Dario Argento.
In assoluto il mio film preferito del regista romano, il suo indiscusso capolavoro(anche se non disdegno anche il suo “ciclo degli animani”: “Il gatto a nove code, “L’uccello dalle piume di cristallo”, “Quattro mosche di velluto grigio”).
Penso che anche chi conosce questo film solo di fama, non appena sente nominarlo avrà subito in mente l’incalzante musichetta(un vero colpo di genio dei Goblin), i bambolotti impiccati(l’omicidio della scrittrice è qualcosa di terrificante…confesso che non ho mai provato tanta fifa in tutta la mia vita), la cantilena per bambini che accompagna ogni singolo omicidio, il sudore che scorre sulla fronte del protagonista quando sente che l’omicida è penetrato in casa sua, le ombre che si aggirano nell’oscurità, l’atroce dipinto semi-nascosto dalle pareti.
Nonostante siano passati quasi trentanove anni, questo film incute ancora terrore negli occhi di chi guarda come se fosse la prima volta.
Non manca di difetti, la recitazione non è delle migliori(ma come ho già detto questo è sempre stato il tallone D’Achille di Argento), ma l’atmosfera che il regista romano è riuscito a creare è ineguagliabile, da quel colore rosso sangue che caratterizza tutto il film a quella matita sugli occhi dell’assassino che ancora mi procura un brivido lungo la schiena, a quella scena che mi rimarrà sempre impressa, quando il protagonista entra nell’appartamento della donna uccisa e, percorrendo il corridoio pieno di quadri, supera uno specchio dove riflesso c’è il volto dell’assassino, a quel bambolotto che entra nella stanza(per anni ho avuto un idiosincrasia nei confronti dei bambolotti, frutto della turbata visione di questo film).
Grandissimo Argento, un film che ha fatto la storia del cinema italiano, che è stato fonte d’ispirazione per molti registi(Quentin Tarantino su tutti…ha spesso dichiarato di essersi ispirato al regista romano per il suo cinema), che è divenuto negli anni una pietra miliare del cinema mondiale.
Peccato che di quel regista ormai non esista più nulla, se non il tentativo di volerlo emulare a ogni costo.

2 commenti

  1. alex10 / 28 Luglio 2013

    sulla recitazione però non sono d’accordo…
    gli attori mi sono piaciuti abbastanza !!

  2. larryking71 / 22 Giugno 2015

    le prime tre righe le sottoscrivo pienamente, uno di quei pochi film che possono spiegare cosa sia realmente l’amore per il cinema, qualcosa di mentale, ma anche qualcosa di fisico. Una necessità di approcciarsi periodicamente a quelle opere che hanno segnato la nostra crescita, come quello di riascoltare vecchie canzoni, o rileggere vecchi libri. In questo senso, si può spiegare, come un’opera tale non invecchi mai, ma anzi, si rinnovi ad ogni nuova visione.

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