25 Febbraio 2014
Un film tutto italiano (cast a parte) affronta la delicata biografia di Sabina Spielrein, riportando a galla le memorie di questa donna lasciata nell’oblio per troppo tempo.
Un film profondo, in cui c’è tutto quello che dovrebbe esserci e che si discosta molto dal racconto oggettivo di una successione di fatti datati estrapolati dal libro di storia.
Faenza riesce con agilità e con grazia ad analizzare tanti particolari, a inscenare la tragedia, il disagio, l’amore e la violenza. A farci vivere come se fossimo noi stessi Sabina Spielrein, che da paziente di un manicomio diventerà tutt’altro. Una donna cosciente e controllata, intanto.
Si potrebbe dire che il film sia diviso in due parti, “La cura, l’Amore” e poi “La donna”, due fasi distinte anche per i sentimenti che le controllano. Nella prima predomina lo strazio e la passione, nella seconda la dedizione e la tenacia. Lunghe sequenze che senza abbandonare il contesto politico e sociale in cui è ambientata la sceneggiatura, mostrano il cammino di questa ex-pazza poi diventata lei stessa medico.
Un personaggio che “la scienza della psicoanalisi ha completamente e forse volutamente dimenticato”, interpretato da una fantastica Emilia Fox.

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