17 Dicembre 2012 in Post Mortem
Film cileno, regista e attore sono gli stessi di Tony Manero (che tanto non avete visto ma vabbè). Siamo nei giorni precedenti al colpo di stato del 1973, Mario ha una casa e una vita brutta e squallida, e di mestiere trascrive le autopsie in ospedale. Si innamora di una vicina di casa, Nancy, ballerina di teatro, che in casa ha un sacco di comunisti tra i parenti. Colpo di stato, caos, nell’ospedale, ormai gestito pure quello dai militari, i cadaveri civili arrivano a centinaia. Mario e la sua collega li catalogano e li spostano con grandi carrelli, da cui gliene casca sempre qualcuno. Mario e i suoi colleghi vengono precettati, portati in una base militare, e si trovano a dover fare l’autopsia del presidente Allende. Nel frattempo la casa di Nancy è stata distrutta, alla ricerca dei sovversivi, e lei si nasconde in un buco nel cortile di Mario, che le porta da mangiare.
Nancy è una scintilla di vita, sovversiva, nella vita grigia di questo funzionario statale dalla pettinatura o ridicola o molto seventies. Per lei lui corre rischi a cui non era abituato, e mette in gioco tutto se stesso. E questo accade nello stesso momento in cui il suo lavoro, da ordinaria amministrazione, diventa qualcosa di altro, prima con le scene agghiacciati dei corridoi dell’ospedale brulicanti di cadaveri (ahah, l’avete capita? Perché i cadaveri non brulicano… ahah.. no ok) e poi diventando testimone diretto di un evento storico da cui dipenderanno gli anni successivi dell’intero paese. Ma è altrettanto sconvolto dal suo amore per Nancy, la quale però non lo ama, e quando nel buco la trova col suo amante gli da da mangiare e poi lo chiude. E in una interminabile scena finale, con inquadratura fissa, seppellisce i due amanti sotto quintali di suppellettili e macerie e mobili vecchi e cose; seppellisce il passato, la speranza, l’amore, ecc. E si capisce che li lascia lì a morire, ecco. Sì ok, non è che siano proprio film allegri, concesso.