25 Novembre 2012 in Pollock

Film discontinuo, incerto, confuso: Harris, che apprezzo molto come attore (anche qui, nonostante tutto, grazie alla sua fisicità, non mi è dispiaciuto), non mi soddisfa nelle vesti di regista.
Le biografie sono terreni difficili da frequentare, ne convengo, ma questo biopic sul tormentato Jackson Pollock è veramente una delle più pasticciate ricostruzioni biografiche che abbia mai visto finora, benché le ricostruzioni d’ambiente, accuratissime, siano state in grado di riproporre con grande fedeltà luoghi e volti (basta fare un piccolo giro in Rete, per trovare immagini d’epoca che propongono le situazioni raccontate nel film: persino la corpulenta madre di Pollock è stata riprodotta con grande fedeltà).

Personaggi dall’identità incerta vanno e vengono, la famiglia -che dovrebbe essere uno dei fulcri del tormento personale di Pollock- è tristemente evanescente, dialoghi privi di spessore, assenza pressoché totale dei normali parametri che reggono il rapporto causa-effetto: tutto concorre ad esasperare lo spettatore, permettendogli di comprendere ben poco della filosofia creativa dell’artista (ammesso che ciò non sia sempre e comunque possibile, ne convengo) e della sua vicenda umana.

Per quanto riguarda gli attori, come detto, Harris se la cava, intenso e materico com’è.
Mentre Marcia Gay Harden, ancora una volta, mi è parsa solo arruffata e poco convincente, benché le prime convincenti sequenze mi avessero fatto sperare in una sua buona prova.

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