In balia degli eventi / 4 Maggio 2017 in Piuma
Uh, che nervi m’ha fatto venire ‘sto film!
C’è tanta insofferenza verso le sventatezze dei protagonisti e verso i protagonisti stessi da far venire i capelli dritti.
Però, paradossalmente, quel che mi ha fatto più male è stato che (appunto!) Johnson è riuscito a intercettare con spaventosa puntualità la mia insofferenza nei confronti di situazioni e persone di questo tipo. Non so neppure se fare mea culpa in merito: sono combattuta.
Evidentemente, sono diventata molto “razionale” e “dura” per non riuscire a empatizzare assolutamente con questi due ragazzini ingenui e avventati: Ferro, come dice suo padre, è letteralmente scemo (e non mi pare che ciò dipenda esclusivamente dalla sua giovane età: sembra qualcosa che… che… gli appartiene, ecco) e Cate, porella, sostanzialmente ha la testa sulle spalle, relazione con Ferro a parte. In effetti, i due sembrano supportarsi e completarsi a vicenda e la loro alchimia ha davvero qualcosa di speciale, un’aura che, appunto, travalica la razionalità.
Ma sono loro le piume della vicenda, non la bimba che sta arrivando: Ferro e Cate sembrano due piumette spinte qua e là dalle correnti umorali del momento e la cosa non è affatto rassicurante, né per loro, né per la creatura che si preparano ad accogliere. Perciò, il finale, apparentemente rassicurante perché ha in sé tutti i crismi dell’happy ending, è, in realtà, particolarmente angosciante ed è la ciliegina sulla torta dei nervi citati a inizio sproloquio: qual è il destino di questa famiglia allargata che ondeggia tra (in)comprensioni, caso e nevrosi? Qual è il destino dell’incolpevole Piuma?
Guardando il film, mi sono fatta esattamente gli stessi problemi del padre di Ferro: esagero e sono tragica, eh? Mannaggiammè…
